Title: Non fare ad altri...
Author: Roberto Bracco
Release date: November 5, 2011 [eBook #37934]
Language: Italian
Credits: Produced by Carlo Traverso, Claudio Paganelli, Barbara Magni, and the Online Distributed Proofreading Team at http://www.pgdp.net
PROPRIETÀ LETTERARIA
I diritti di riproduzione e di traduzione sono riservati per tutti i paesi, non escluso il Regno di Svezia e quello di Norvegia.
È assolutamente proibito di rappresentare questi lavori senza il consenso scritto dell'Autore (Art. 14 del Testo Unico 17 Settembre 1882).
Published in Palermo, 10th. June Privilege of Copyright in the United States reserved under the Act approved March 3rd. 1905, by Roberto Bracco and Remo Sandron.
Off. Tip. Sandron — 126 — I — 290312.
(Dalla edizione precedente)
Compilando — con un necessario ritardo — il primo volume del «Teatro» di Roberto Bracco, ho voluto raccogliere, oltre le sue prime commedie in un atto e il dramma «Una donna», anche qualche curioso saggio della sua più spicciola e più leggera produzione scenica che andava fino alla fiaba con «couplets» alla francese e fino allo «scherzo comico» per «cafè-chantant». Mi è parso opportuno dare a questo primo volume la impronta fedele di quella varietà saltuaria con cui Roberto Bracco, tra una corrispondenza amena destinata al «Capitan Fracassa» e una canzoncina destinata alla festa di Piedigrotta, tra una novelletta e un articolo critico, inavvedutamente, cominciava ad esercitare le sue facoltà di commediografo. Erano prove involontarie, pigre e rade, non determinate che da circostanze occasionali.
Alla ribalta esordì, infatti, scrivendo la breve commedia buffa «Non fare ad altri...» per soddisfare la insistente richiesta di Ermete Novelli, già in rinomanza di attor comico. Aveva pubblicate, dopo il volume delle Frottole di baby, alcune novelle dialogate, chiamandole «novelle in un atto» e ne dovette rifare due per la scena: «Lui Lei Lui» e «Un'avventura di viaggio», perchè Arturo Garzes volle rappresentare la prima, Pia Marchi la seconda. E i quattro atti di «Una donna» sarebbero rimasti — com'è noto — seppelliti nella sua scrivania, se un suo amico intimo, Valentino Gervasi, non li avesse rivelati alla gentile precocità artistica di Tina di Lorenzo, appena diciottenne. I fogli del manoscritto uscirono quasi ingialliti dal nascondiglio dove avevano dormito per quattro o cinque anni. L'autore li rinverdì mutando qualche cosa, e li consegnò al suggeritore.
Queste poche notizie, e qualche altra che i lettori troveranno più avanti, mi sono sembrate necessarie a completare la fisonomia di questo primo volume del «Teatro» di Roberto Bracco.
Intanto, mi compiaccio di annunziare la ristampa dei volumi già pubblicati: anche di quelli che sono ora alla seconda edizione. Sarà una ristampa che l'Autore curerà personalmente, sicchè alcune inesattezze del testo spariranno. Di qualche lavoro, come per esempio, del dramma «Maternità», qualche pagina sarà addirittura mutata, perchè il testo delle precedenti edizioni non è sempre identico a quello che l'Autore preferisce per le rappresentazioni.
Maggio, 1909.
REMO SANDRON.
rappresentata per la prima volta al Sannazaro di Napoli da Ermete Novelli, la sera del 22 dicembre 1886.
PERSONAGGI:
Il Commissario di polizia.Il Brigadiere Malomone.La guardia Fasanisi.Oscar Gentiletti.La signora Betta.La scena è in una piccola città di provincia.
N. B. Quando questa farsa fu scritta, il Commissario di Polizia si chiamava Ispettore. Ma nel testo della farsa qui riprodotto, essendo quello ancora talvolta recitato da qualche attor comico, è adottato l'attuale titolo di Commissario.
Il gabinetto del Commissario di Polizia: — scrivania, scaffali, seggiole, ecc.
IL COMMISSARIO, IL BRIGADIERE, LA GUARDIA.
(Il Commissario è seduto presso la sua scrivania con aria grave e autorevole. Ritti, innanzi a lui, stanno il brigadiere Malomone, che è molto grasso, fornito di foltissimi mustacchi, di foltissime sopracciglie, di occhi truci, e la guardia Fasanisi, che è un omino magro, sottilissimo.)
(ai due) Continuate, dunque, continuate.
Erano circa le undici, quando io attraversavo per caso quella via...
Questo particolare me lo avete già favorito parecchie volte.
E mi trovavo a una quarantina di passi dal luogo del disastro.
Quale disastro?
La caduta dell'uomo dall'alto del muricciolo.
Voi accorreste al tonfo...
Al tonfo?... (Riflette) Al tonfo?... Non lo so.
Ma che cosa non sapete?
(con stupida importanza) Non so se fu proprio un... tonfo.
Non sentiste cadere l'uomo?
Feci di più, signor Commissario: sentii e vidi: ma, quanto al tonfo, in coscienza, non posso dire nulla di esatto.
Bestia!
Proprio così. «Siete una bestia!»... dissi io alla guardia Fasanisi, perchè non s'era trovata puntualmente un poco prima al posto dove l'uomo doveva cadere. Un buon piantone certe cose le prevede; e Fasanisi, ieri sera, era precisamente lui di piantone alla strada che rasenta il giardino appartenente alla Signoria Vostra.
Ed egli accorse con voi, che..., come mi avete fatto sapere, attraversavate...
(insieme)... per caso quella via.
Io accorsi prima di lui.
Andate avanti, Malomone!
Sì, signor Commissario: avanti, sempre!
Che pensaste quando vedeste quell'uomo precipitato giù dal muro che separa la strada dal giardino di casa mia?
Io subito pensai: quest'uomo... è un uomo precipitato giù dal muro che separa la strada dal giardino del signor Commissario di polizia.
Evidentemente, egli, dal giardino, voleva uscire di nascosto...
Ed io, senza perdere tempo, gli domandai: perchè volevate uscire di nascosto dal giardino del signor Commissario di polizia?
L'uomo s'imbarazzò?
(riflette) Non lo so... perchè era ancora disteso a terra.
E che rispose?
Rispose: (riflette) «Ho un fianco rotto.» Allora io gli dissi: «voi siete un ladro.» Allora egli mi disse: «sì, sono un ladro.» Allora io gli dissi: «voi siete in arresto.» Allora egli mi disse: «sì, sono in arresto.»
Non oppose resistenza?
Signor Commissario, si lasciò arrestare come un galantuomo. Io e Fasanisi, gentilmente, lo afferrammo per il collo e lo andammo a depositare in prigione.
Cammin facendo, che aspetto ebbe?
(riflette) Signor Commissario, nessun aspetto!
Dio buono, voglio dire: che contegno serbò?
Ah! il contegno non lo so.
(canzonando) Perchè forse era ancora disteso a terra?
No. Cammin facendo, non era più disteso a terra. Era...
In piedi?
Nemmeno. Era... zoppicante.
(alla guardia) E voi, Fasanisi, avete altro da aggiungere?
Sì, signor Commissario.
Aggiungete!
(a voce alta) Io accorsi prima di lui.
Non è vero!
(alzando viepiù la voce) Io accorsi prima di lui...
Basta così, Fasanisi! Il brigadiere ha ragione, perchè è vostro superiore. E questo è tutto ciò che avevate da aggiungere?
Questo. (Continua a dire per conto suo, borbottando:) Io accorsi prima di lui... Io accorsi prima di lui...
Ora è necessario (scrivendo in fretta un biglietto) ch'io sappia che cosa è riuscito a rubarmi quel farabutto. Fasanisi, questo biglietto a casa mia. (Glielo consegna.) Subito!
(va via borbottando ancora:) Io accorsi prima di lui...
Eh, perbacco! Un ladro che va a rubare in casa del Commissario di polizia deve essere un bel cretino! Che ne dite, Malomone?
Ecco, signor Commissario. Una volta mi avvenne un fatto simile. Un mariuolo, senza curarsi ch'io ero un brigadiere di polizia, mi rubò il fazzoletto dalla saccoccia.
Oh! imbecille!
Chi?
Voi!
(piantandosi da bravo militare) Precisamente! L'imbecille è sempre il derubato!
(seccato) Malomone, introducete l'arrestato. (Il brigadiere esce.) E adesso facciamo la conoscenza di quest'altro bell'arnese! (Pensando e ricordandosi) Sicuro! Alle undici pomeridiane, io entro in casa... È evidente: il ladro teme di essere sorpreso, si dà alla fuga, e patapuffete! giù dal muricciolo. Si lascia arrestare perchè... ha un fianco rotto, e, cammin facendo, serba, come assicura Malomone, un contegno... zoppicante. Tutto mi è completamente chiaro, e con me non c'è troppo da scherzare...
IL COMMISSARIO, IL BRIGADIERE e OSCAR.
(entra, tirando pel braccio Oscar Gentiletti, che è un bel giovine sulla trentina, elegantemente vestito.) Ecco il malfattore!
Eh! non c'è bisogno di trascinarmi così...
(a Oscar, in tono burbero e dignitoso) Avanzatevi!
(lievemente zoppicando, si avanza e s'inchina cortesemente) Servo suo, cavaliere.
(con orgogliosa compiacenza) Ma come fate a sapere che sono cavaliere?
Le si legge in fronte.
Grazie! (Dopo averlo guardato attentamente da capo a piedi, chiama a sè il brigadiere:) Malomone, venite qua. (Il brigadiere gli si accosta.) Sentite, (Sottovoce, all'orecchio) Siete certo d'avermi introdotto l'individuo che arrestaste iersera?
Vostra Signoria mi crederebbe capace d'introdurle un individuo per un altro?
No, ma gli è che quegli abiti... quel volto... quel... quel...
Gli si vede subito il delinquente, signor Commissario.
Credete che gli si veda subito? Quand'è così, (disponendosi a scrivere) procediamo all'interrogatorio. (A Oscar, bruscamente) Ehi! dico, il vostro nome?
Oscar Gentiletti.
Età?
Trent'anni.
(piano, al brigadiere) Malomone, trent'anni! Non li dimostra.
(con profonda convinzione e sicurezza) Ma li ha!
(a Oscar) Domicilio?
Strada San Petronio, numero sette, primo piano, porta a destra.
Professione?
(subitamente) Ladro.
(annotando, tra sè) Evviva la franchezza! (Con disgusto) Sicchè, voi avete dedicata la vostra vita...?
A rubare.
(violentemente) Vergogna!
(con delicatezza insinuante) Scusi, cavaliere, abbia la cortesia di astenersi da qualunque commento o rimbrotto. Veda, è questione di vocazione: lei fa il Commissario di polizia, io faccio il ladro. E in questo momento, ne sono tanto più lieto, inquantochè, essendo ladro, io ho il piacere di poterle dedicare la mia servitù.
(imbarazzandosi) Oh!... troppo buono... Accomodatevi... si accomodi... prego... segga... deponga... il cappello.
(sedendo e posando il cappello) Per accontentarla...
Dunque..., signor ladro..., voi confessate... lei confessa che ieri sera s'intromise nel giardino di casa mia per...
(premuroso) Per commettere un furto.
Ma...
(con risentimento) Metterebbe ella in dubbio la mia parola?
Oh no!, tutt'altro! Le pare! Ma..., ed ecco ciò che stavo per dire,... come va, egregio signor ladro, come va che le saltò il ticchio di commettere un furto proprio in mia casa, — in casa del Commissario di polizia?
Le dirò... I pubblici funzionarii sono la mia specialità.
Ah! me ne compiaccio. E..., perdoni, veh, se l'importuno con tante domande, ma, sa, se io non domandassi, lei non mi risponderebbe... Dunque, dicevo: come fece per intromettersi nel giardino?
In un modo semplicissimo: sfuggendo alla vigilanza d'una guardia... che dormiva, e scavalcando il muro dove questo è molto basso.
(al brigadiere) Malomone, sentite, eh?
Sento, signor Commissario.
La guardia dormiva.
Signor Commissario, quella guardia che dormiva era la guardia Fasanisi. Potevano essere circa le undici quando io attraversavo....
(insieme)... per caso quella via.
Lo so. Tacete, ora. (A Oscar) E... se non sono troppo indiscreto..., dica: perchè, poi, nella fuga, ella andò a scavalcare il muro dove esso è più alto?
Capirà: non avevo mica l'intenzione di capitombolare, io. Ma gli è che non ero pratico del giardino. Era quella la prima volta che ci mettevo il piede, e, nel buio, correndo, sbagliai la strada. (Involontariamente) Un'altra volta, starò più attento... Pardon... dico per dire....
(alzandosi e avvicinandosi a Oscar) E se dice per fare, s'inganna a partito, perchè, sa, con tutto il rispetto dovuto a un ladro per bene come lei, la giustizia provvederà.
Torniamo a bomba, cavaliere. Su questo, siamo d'accordo. Io m'intromisi nel suo giardino per commettere un furto.
Benone! (Con furberia ed intimità, sedendogli accanto) Dal giardino, ella passò nel salottino di casa mia....
Appunto: in quel grazioso salottino turco... con quei ventaglioni... quei tappeti... quelle anfore... quel microscopico scrignetto di madreperla....
Sì, lo scrignetto è carino. L'ho comperato all'Esposizione di Parigi, e ci tengo!
Ha ragione!... E quei biscuits civettuoli!... E quei gingilli!... Oh! un salottino delizioso!
Pih! non c'è malaccio; ma, per ora, sa, è abbozzato. Bisogna che io faccia ancora delle spese.... E se lei mi onorerà... (correggendosi e impacciandosi) Cioè... no: se lei... mi ruberà... cioè....
(vivamente) Io ho già rubato, cavaliere! Ho già rubato!
Dunque, reo confesso?
Nè più, nè meno.
(dopo aver ammiccato al brigadiere) Tanto meglio! Ci dica, ora, che cosa ha rubato. I danari contenuti nello scrigno?
No!
I ninnoli d'argento?
No!
Gli oggetti d'avorio?
No!
Il tamtam giapponese?
No!
I ventagli? le anfore? i tappeti? le seggiole? i muri?
No! No!
(infuriato) Ma allora che diavolo ha rubato, lei?
Già! Che diavolo ho rubato, io?
Probabilmente, ella tentò di rubare, ma non potette consumare il furto.
Che ho da dirle...?
(in tono confidenziale) E sa lei perchè non riescì a consumarlo?
No....
Lei non riescì a consumarlo, perchè verso le undici....
... io attraversavo per caso quella via....
Zitto, Malomone! Non è questa la ragione. (A Oscar) Lei non riescì a consumare il furto perchè verso le undici sentì un rumore.
(di scatto) Verissimo!
Ebbene, (con alterigia) quel rumore... ero io!
Ahimè, cavaliere, le giuro sul mio onore che ella giunse a tempo!
Sicchè, lei ritira la confessione?
La ritiro!
(tutto tronfio, ritornando alla scrivania) E adesso, Malomone, facciamo il nostro dovere e procediamo alla regolare perquisizione dell'arrestato.
Ma sono già stato perquisito ieri sera.
Malomone, trovaste armi bianche?
No, signor Commissario.
Armi da fuoco?
Da fuoco, soltanto una scatola di fiammiferi.
Frugaste nelle saccocce? Sequestraste oggetti, carte, grimaldelli?
Non sequestrai, signor Commissario, perchè non frugai.
Cosicchè, è necessaria una seconda e minuta perquisizione.
(s'avvicina a Oscar.)
(in orgasmo) Le assicuro, cavaliere, che se avessi qualche cosa da esibire alla giustizia, mi farei un pregio di offrirla a lei. Ma è inutile fare una perquisizione quando non c'è nulla da trovare...
(con sussiego) Le perquisizioni si fanno quasi sempre allo scopo di non trovare niente! Malomone, perquisite.
(mette le mani addosso a Oscar.)
(ribellandosi) Ah! questo poi no! (cerca di svincolarsi.)
(con austerità e calore) Signor ladro, lasciate che l'autorità competente eserciti pienamente il suo potere sulla vostra persona!
(convellendosi) Ma mi fa il solletico!
(cacciandogli le mani nelle saccocce e palpandolo dappertutto) Taci, furfante!
Ah ah ah... mi fa il solletico....
(cavando fuori gli oggetti a uno a uno) Signor Commissario, un orologio (con solennità) à remontoir. Catena... idem! La scatola di fiammiferi... suddetta! Un portasigari... senza sigari! Un fazzoletto (annusandolo) profumato, molto profumato... (Porge tutto al Commissario.)
(annusando anche lui il fazzoletto) Opoponax!
(spalancando gli occhi come per una allarmante scoperta) Perdio! (Indi, continua a frugare.)
Basta, ora! Basta!
Taci, furfante! (palpa ancora)... E questo è un portafogli... gravido anzi che no! (Lo consegna al Commissario.)
(pallidissimo) È fatta!
Non c'è altro?
Non c'è altro.
(con grande gravità) Esaminiamo i reperti. (Osserva l'orologio, la catena, la scatola, il fazzoletto, il portasigari, e borbotta:) Orologio à remontoir, — catena... idem, — eccetera... eccetera... (Quindi, apre il portafogli e ne guarda il contenuto, mentre Oscar, affisandolo, allibisce e, senza fiatare, aspetta. — A un tratto, il Commissario, cavando una fotografia da una busta, spalanca gli occhi, e, con un gesto di raccapriccio, esclama tra sè:) Il ritratto di mia moglie!
(notando l'emozione) Il signor Commissario ha forse trovato...?
(furibondo) Un corno!
Del signor Commissario?
(padroneggiandosi) Ritiratevi, voi!
(andandosene) Sarà un oggetto di grande valore. (via).
IL COMMISSARIO e OSCAR.
(resta immobile, con gli sguardi fissi a terra.)
(abbandona la testa fra le mani, e, dopo una lunga pausa, si risolve, dignitosamente e autorevolmente, a parlare.) Questo, o signore, è il ritratto di mia moglie.
No!
Come «no»? Non mi verrete voi a insegnare la faccia di mia moglie!
Ebbene, ne convengo: questo è... presso a poco... il ritratto di sua moglie. Ma... l'ho rubato. Glie l'avevo detto io. Cavaliere, la prego di credere che io sono un ladro.
Oh! finiamola! C'è la dedica che vi smentisce. (legge:) «Al mio Oscar — Betta». E poi, più sotto: «Ore dieci e mezzo, 25 ottobre 1883»: la data di ieri. (Continuando a leggere:) «Prologo del nostro amore». — Orrore!... (si mette le mani nei capelli.)
Via, cavaliere, non si disperi così! Che cos'è, poi, un prologhetto?!
(con solennità) Come vedete, o signore, voi non siete più un ladro; (con disprezzo) voi siete semplicemente un uomo come un altro!
(desolato) Sventurato me!
Ed io non sono più il Commissario di polizia: no! (Con pari disprezzo) io sono un marito... come tanti altri! (Pausa.) Prendete i vostri oggetti, signore. (Glieli rende.) Questo ritratto mi basterà per fare arrossire quella donna! (Lo rimette nella busta, e lo caccia in una tasca interna del soprabito.) Sarò inesorabile!
Cavaliere, lei mi è testimonio che io ho fatto tutto il possibile per salvarla. Le raccomando: glielo dica; mi giustifichi lei; non mi faccia fare una cattiva figura!
(con gentilezza) Oh! non dubiti! Lei si è regolato benissimo: da perfetto gentiluomo.
Grazie, cavaliere!
IL COMMISSARIO, OSCAR, BETTA e LA GUARDIA.
(di dentro) È permesso?
Entrate.
(fermandosi sulla soglia) Signor Commissario, ho consegnato il biglietto alla sua signora. Ella è qui!
Lei!
Giunge a proposito. Dite che favorisca.
(va via.)
(entra disinvolta) Son venuta io stessa a... (Sorpresa e sconcertata, tra sè) Oscar!... (Al commissario, sforzandosi di nascondere l'impressione ricevuta) Son venuta io stessa a....
(trattenendo l'ira) A darmi i chiarimenti che desidero.
Si tratterebbe d'un furto commesso in casa nostra. Mi pare che m'hai scritto così. Ma come? Ma quando? Non capisco. In casa ho rovistato dappertutto, e non manca assolutamente nulla.
Ah sì? Assolutamente nulla? Il caso è davvero singolare. Un ladro è, senza dubbio, penetrato in casa nostra poco prima delle dieci e mezzo di iersera; e quindi, dandosi alla fuga, è cascato dal muro del giardino e s'è fracassato....
(ansiosa) S'è fracassato?...
(sogghignando) Quasi niente; ma, in compenso, è stato arrestato!
(parlando a stento) Ma era, poi, certamente un ladro?
Non è vero, Oscar Gentiletti? Avete voi confessato d'essere un ladro?
(balbettando) Sì, cavaliere....
(ha un sorriso di gratitudine.)
E, intanto, in casa nostra, non manca assolutamente nulla! Anzi, forse, chi sa, a cercar bene,... ci si troverebbe qualche cosa di più!
È strano!
È stranissimo! Ma udite, udite, moglie mia, quest'altro particolare anche più strano. Io ho fatto perquisire il ladro.... Ebbene, gli è stato trovato indosso... (ringhiando) il vostro ritratto! (in fretta, cava di tasca una fotografia e gliela getta innanzi.)
(raccogliendo il ritratto e animandosi d'un subito) Il ritratto della nostra serva!!?
(in un sussulto di rabbia e mortificazione, tra sè) Maledetto!... mi sono sbagliato!...
(riacquistando coraggio) E c'è perfino una dedica, e che dedica! È firmata «Teresina», e dice: (legge:) «Al mio amatisime Cucù».
(fingendo meraviglia) Cucù!?
Cucù!
Cucù!!
Ah! ora comprendo!... (Con malizia) Il signore... come si chiama?... insomma il signor Cucù... è un ladro di cuori. Ma è discreto. Si contenta di rubare quello delle serve.
(tra sè, rallegrandosi) Magnifico!
(a Betta, fremendo) Smettete, signora moglie! Il ritratto trovato indosso a lui è un altro... (Lo cerca nelle tasche.)
(seria) Prego, signor marito. Se possedeste il ritratto della nostra serva senza averlo trovato indosso all'amante di lei, l'amatisime Cucù non sarebbe più lui (indicando Oscar), ma, caro Commissario, sareste voi! A conti fatti, non vi resta che mettere in libertà l'amante. Quanto a me, provvederò a mettere in libertà... la serva!
IL COMMISSARIO, OSCAR, BETTA, IL BRIGADIERE, poi LA GUARDIA.
(mordendosi le labbra, suona il campanello. Il brigadiere compare) Malomone, liberate il signore!
Il ladro?
Ma che ladro!... Purtroppo, egli è innocente!
(avvicinandosi a Oscar e stringendogli la mano) Le mie congratulazioni!
(piano a Malomone) Sì, sì, ma sarebbe meglio che pensaste ai casi vostri quando alle undici della sera state in colloquio amoroso... con qualche Teresina... presso il giardino del Commissario!
(a bassa voce, in preda a una forte commozione) Avete detto al signor Commissario d'avermici visto?!
Naturalmente. (Tra sè) Ora li servo io tutti e due! (A Malomone) Egli aspetta che vi discolpiate.
(con una risoluzione coraggiosa si rivolge al Commissario, gridando.) Signor Commissario!...
(che era assorto, salta dalla sedia.) Cos'è?!
Erano circa le undici quando io... non attraversavo per caso quella via.
(infastidito) Non me ne importa niente!
Io debbo discolparmi, signor Commissario!
Auff! Discolpatevi, ma... velocemente.
Noi due ci parlavamo, è vero; ma essa era dentro, ed io ero fuori!
Essa, chi?
Teresina.
(trasalendo) Teresina!?
(piantandosi militarmente e portando la mano alla visiera, come se urgesse il saluto militare.) Signor commissario..., è la natura che lo vuole! Io sono giovane... ella è giovane... siamo giovani tutti e due... Ci vedemmo, ci piacemmo, ci guardammo, ci parlammo, ci amammo.
Oh! questa è carina! Il brigadiere è il rivale di Cucù.
(scoppiando) Ed è così, Malomone, che la sera vegliate alla sicurezza della città? Voi mentite al Commissario di polizia, voi testimoniate il falso, voi disonorate la divisa di brigadiere! La vostra condotta, Malomone, è scandalosa. (Suona il campanello. Si avanza la guardia Fasanisi.) Fasanisi, mettete agli arresti il brigadiere Malomone.
Insieme col ladro?
No! del ladro non so che farmene!
(a Malomone) Brigadiere Malomone, in nome della legge io vi arresto!
(consegnandogli tragicamente la daga) Teresina, tutto per te! (A un cenno di Fasanisi, va via a passi gravi, col capo chino e le braccia piegate.)
(seguendolo maestosamente) Io accorsi prima di lui....
(tutto cerimonioso, va a stringere la mano al Commissario) Cavaliere, scusi l'incomodo....
(inconsciamente cerimonioso anche lui, l'accompagna sino alla porta) Oh! si figuri....
Fortunatissimo d'averla conosciuta....
La fortuna è tutta mia.... Si conservi...
A rivederla.
A rivederla.
(esce.)
(si avvicina al Commissario: gli sorride sardonicamente, e, con voce melliflua, gli dice:) Quando amate sul serio, caro Commissario, siete vendicativo coi vostri rivali. Avete punito il brigadiere... della serva; ma non avete sentito il bisogno di punire il ladro... della moglie.
(solenne) Signora! Vi prego di credere... che la legge non è uguale per tutti! Cioè no.... Che diavolo mi fate dire!...
*** END OF THIS PROJECT GUTENBERG EBOOK NON FARE AD ALTRI.... ***