The Project Gutenberg EBook of Il diritto di vivere, by Roberto Bracco This eBook is for the use of anyone anywhere at no cost and with almost no restrictions whatsoever. You may copy it, give it away or re-use it under the terms of the Project Gutenberg License included with this eBook or online at www.gutenberg.org Title: Il diritto di vivere Dramma in tre atti Author: Roberto Bracco Release Date: June 12, 2013 [EBook #42927] Language: Italian Character set encoding: ISO-8859-1 *** START OF THIS PROJECT GUTENBERG EBOOK IL DIRITTO DI VIVERE *** Produced by Carlo Traverso, Barbara Magni and the Online Distributed Proofreading Team at http://www.pgdp.net (This file was produced from images generously made available by The Internet Archive) ROBERTO BRACCO TEATRO VOLUME QUARTO =IL DIRITTO DI VIVERE= -- UNO DEGLI ONESTI -- SPERDUTI NEL BUIO 3Š edizione riveduta. REMO SANDRON -- Editore Libraio della Real Casa MILANO -- PALERMO -- NAPOLI Copyright, 1911. PROPRIETĀ LETTERARIA _I diritti di riproduzione e di traduzione sono riservati per tutti i paesi, non escluso il Regno di Svezia, quello di Norvegia e l'Olanda._ Č assolutamente proibito di rappresentare queste produzioni senza il consenso scritto dell'Autore _(Art. 1 del Testo Unico 17 Settembre 1882.)_ OFF. TIP. Sandron -- 15 -- I -- 030311. IL DIRITTO DI VIVERE _Dramma in tre atti_ Rappresentato per la prima volta a _Trieste_, nell'aprile del 1900, da ERMETE ZACCONI. PERSONAGGI: ANTONIO ALTIERI MICHELE, _suo padre (a cui manca il braccio destro)_ MADDALENA PETRUCCIO, _suo figlio_ MARTINO ESPOSITO, _gobbo_ SAVERIO MAGLIUOLO SALVATORE STILE, _detto_ Il Moro GIUSEPPE LAROSSA FRANCESCO GIACOBELLI LUIGI MANGIULLI GENNARO SANTINI LORENZO PANUNZIO BRIGIDA NANNINA FILOMENA, _moglie di_ MARTINO ESPOSITO RAFFAELE, _cocchiere da nolo_, _detto_ Il Butterato _Due ceffi misteriosi_ ABATUCCI, _delegato di polizia_ PASQUALE, _bettoliere_ _Altri personaggi di sfondo_. Il primo atto, a Napoli, nei pressi di S. Giovanni a Teduccio. Il secondo atto, a Genova. Il terzo atto, a Napoli, nel Borgo Loreto. ATTO PRIMO. _Camera annessa all'officina della Cooperativa. -- Un ambiente di semplicitā e di lavoro. -- Niente tappezzeria. -- Alle pareti, qualche carta con disegni di macchine. -- Sparsi qua e lā, qualche tubo di ferro, qualche spranga, qualche ruota dentata. -- Una scrivania. -- Una cassaforte. -- Seggiole di legno grezzo. -- Una porta a destra, un'altra a sinistra, un'altra, sull'alto di tre o quattro gradini, nella parete di fondo, che č quasi tutta fatta di lastre di vetro. Attraverso di essa, si vede una specie di pianerottolo, il cui parapetto dā sulla sala maggiore dell'officina sottostante, alla quale si accede per una scaletta mezzo invisibile, che č a un lato del pianerottolo._ SCENA I. MICHELE -- _e voci interne, tra cui quella di_ ANTONIO ALTIERI, _di_ GIACOBELLI, _di_ LAROSSA, _di_ SANTINI, _di_ MANGIULLI. MICHELE _(Č solo sul pianerottolo, dritto presso il parapetto, con la faccia volta verso la sala del lavoro guardando in gių.)_ _(Un vocėo di persone affaccendate si leva dall'officina senza altri rumori. Si distinguono poche parole:)_ -- Il freno a destra. -- No! no! -- A posto! -- Lascia passare.... -- La valvola numero 10. -- Il freno a sinistra. _La voce di_ ANTONIO _(chiamando:)_ Francesco Giacobelli, qui. _La voce di_ GIACOBELLI Eccomi. _La voce di_ LAROSSA Papā Michele, e voi ve ne state lā sopra? MICHELE E dov'č che dovrei stare? Sono una sferra vecchia, io! _La voce di_ LAROSSA Venite a basso, papā Michele. _La voce di_ MANGIULLI Scendi, santodio! _Alcune altre_ VOCI Scendi! scendi! _La voce di_ SANTINI Vieni a baciarla prima che si muova! _La voce di_ ANTONIO _(pių forte delle altre)_ Silenzio! _(Si fa un gran silenzio. Passa qualche istante.)_ _La voce di_ ANTONIO _(in tono di comando)_ Avanti! _(Si comincia a udire il rumore d'una grande macchina in moto. Č un rumore lento, sordo, irregolare, quasi timido.)_ MICHELE _(inquieto, a sč stesso:)_ Mi pare maledettamente accidiosa!... _(Il rumore diminuisce. -- MICHELE, spaventato, si curva sul parapetto, sempre parlando a sč stesso:)_ Dio mio, che cos'č questo! _(Il rumore aumenta e si accelera, si accelera, in un ritmo regolare.)_ _(MICHELE, animandosi)_ Sė, che va! Sė, che va!... _(Si anima maggiormente al crescendo del rumore, che dā l'impressione di un moto vertiginoso. Alza il braccio in segno di saluto festevole:)_ Va, va, va, va, va, va!... _(Un applauso prorompe con l'irruenza di uno scoppio e si unisce al rombo della macchina e ai gridi di esultanza in un clamore assordante:)_ -- Urrā! Urrā! MICHELE Ah! ... io non resisto!... _(La commozione lo invade. Discende i gradini dell'assito.)_ Č un prodigio! Č un prodigio!... _(Si lascia cadere su di una seggiola presso la scrivania.)_ _(Gli applausi e i gridi continuano, aumentano.)_ -- Oh! Oh! Oh! _La voce di_ ANTONIO _(di dentro, rintronante)_ Non voglio questi battimani! Non voglio questi urli! Non voglio! _(Cessano, a un tratto, gridi e battimani. Si ode soltanto il rombo della macchina in movimento.)_ MICHELE _(Assorto come in estasi, parlando tra sč, pronunzia parole indistinguibili.)_ SCENA II. MICHELE _e_ MARTINO ESPOSITO -- _e la voce di_ ANTONIO. MARTINO _(facendo capolino di dietro l'uscio a destra)_ Č permesso? MICHELE _(che ha le spalle volte a quella porta, non lo vede e non lo sente.)_ MARTINO _(fra sč:)_ Č sordo. _(Avanzandosi, lo riconosce.)_ Papā Michele! _(MARTINO ha fra le labbra una pipa corta e sudicia.)_ MICHELE Oh! Esposito! Che vieni a fare da queste parti? MARTINO Prima di tutto, a portarvi un po' di buona fortuna. La macchina nuova, inventata da vostro figlio, sarā l'ottava meraviglia del mondo, non ne dubito. Gli applausi si udivano di fuori, come passando innanzi a un teatro. Non dico che..., ma..., per i malocchi, ci vuol sempre qualche precauzione. _(Indica la gobba e gliela presenta.)_ Toccate, toccate, e ve ne troverete bene. MICHELE Non ci fanno niente, a noi, i malocchi. MARTINO Beati voi! Intanto, l'intenzione di rendervi un servizio io l'ho avuta. Ho una gobba pių degli altri, come voi avete un braccio meno degli altri. Potevate utilizzare quello che vi resta e profittare dell'occasione. Non vi garba? Pazienza! _(Il rumore della macchina va diminuendo gradatamente.)_ MARTINO So bene. Se tutte le macchine nuove avessero bisogno della mia gobba, a quest'ora io starei meglio di un Papa. Perō... non dico che..., ma... le invenzioni sono una cosa e la fortuna ne č un'altra. Si fa presto a inventare. Chi č che non ve li dā tre numeri per un terno secco? E poi?... Vederli uscire!... Qui sta il _busillis_! MICHELE Mi pare che tu sia venuto a far la cornacchia, qui. Perchč non vai piuttosto a gracchiare sui tetti di chi crepa d'ozio? _La voce di_ ANTONIO A te, Santini: togli completamente la comunicazione. Basta! MARTINO Ho da parlare con Antonio. MICHELE Adesso non si puō. MARTINO Ah, giā! Dirige le manovre! Comanda la flotta! MICHELE Comanda il buffone che sei! Hai capito?... E quando parli di quell'uomo, cāvati il berretto. MARTINO _(comicamente, si cava il berretto)_ Vi servo. Dovrei scontentarvi per cosė poco? E non vi arrabbiate, papā Michele, che vi guastate la digestione. Non dico che..., ma... la Cooperativa, per ora, ve la riempie la pancia. Io invece, vedete, _(toccandosi la pancia)_ non ci ho niente qui dentro. Non avrei niente da guastare.... Eppure, sto attento a non far bile. Un mozzicone nella pipa, e mi diverto. _(Riaccende la pipa, che s'era smorzata.)_ MICHELE Quante chiacchiere che hai! MARTINO E voi non fumate, papā Michele? MICHELE No. MARTINO Vi compiango. MICHELE _(un po' rabbonito)_ Dimmi: com'č che stai digiuno? Non lavori pių da Salviati? MARTINO _(accostandosi a lui)_ C'era una volta una scimmia, che se ne stava accanto al fuoco.... MICHELE Auff!... MARTINO Questa scimmia si chiamava.... (S'INTERROMPE ASCOLTANDO.) _(Un altro tentativo d'applausi e di grida festose č represso dalle parole severe di ANTONIO.)_ _La voce di_ ANTONIO _(la quale si ode pių da vicino man mano ch'egli parla)_ V'ho detto che i battimani e il chiasso non mi vanno a genio! MICHELE _(s'alza e va verso il fondo, come per aspettare Antonio.)_ _La voce di_ ANTONIO _(continuando)_ Vi permetterō d'applaudirmi e ci applaudiremo scambievolmente il giorno in cui avremo consolidata la nostra posizione con un bilancio effettivamente attivo, senza debiti e senza impicci! MARTINO _(a Michele:)_ Non so se mi spiego! SCENA III. ANTONIO, MICHELE, MARTINO, GIACOBELLI, MANGIULLI -- altri operai. ANTONIO _(che č ora comparso sul pianerottolo, piegando un po' il corpo sul parapetto, parla in tono alto e fraterno ai compagni che sono gių:)_ Il nuovo strumento di produzione, di cui oggi abbiamo sperimentata la potenza con una prova vittoriosa, č sproporzionato alle nostre attuali forze finanziarie, e potrebbe riuscirci fatale se altre forze non sapessimo trarre dalla pazienza, dalla pertinacia e sopra tutto dai sacrifizi. Pel nostro avvenire e per affrontare ogni probabile lotta č stata necessaria l'audacia d'impiantarlo. Ma esso non comincerā ad essere remuneratore per noi che quando avrā pagato completamente sč stesso. Tutto ciō voi lo sapete, e sui vostri sacrifizi io ci conto. VOCI Sė... sė... sė.... MARTINO _(a Michele:)_ Dunque, questa scimmia si chiamava: _Pigliabene_.... MICHELE Va al diavolo! ANTONIO _(continuando:)_ Resti dentro di noi, oggi, la festa che ci esalta. Non clamori e non baldorie. Sia frugale come al solito, oggi, il nostro desco; ma pių dolce e pių gaio sia il riposo, ma pių saldo il proposito di arrivare, ma pių libero il respiro, pių libero l'animo, pių libero il pensiero, pių alta la fronte, e gli occhi al sole: al sole che offre a tutta quanta la natura il sacro beneficio della vita! _(Ancora un vocėo di compiacenza e di adesione.)_ MICHELE _(col cuore riboccante di tenerezza e di giubilo)_ Antonio! ANTONIO _(discende gli scalini e lo abbraccia.)_ Babbo mio caro, tu sei tanto contento, lo so. MICHELE E rimproveri a me non ne spettano. _(Indicando il braccio mancante)_ Io non potevo batterti le mani. ANTONIO Hai visto? Il risultato č preciso quello che io calcolavo quando la mia macchina era soltanto un semplice schizzo sopra un pezzo di carta. In fondo, anche tu non eri sicuro. MICHELE E che conto io? Io fido ciecamente in te, e poi diffido un poco della sorte. MARTINO _(che s'era tratto da canto)_ E allora non dovreste rifiutare i servigi di chi viene a portarvi fortuna. ANTONIO _(voltandosi a lui)_ E di dove esci, tu? MARTINO Congratulazioni e augurii! ANTONIO Da parte del tuo padrone? MARTINO Il padrone č morto. ANTONIO Morto?! MARTINO Per me. ANTONIO Stupido! MARTINO Per lui, campa. Altro che campa! MICHELE Pare che il signor Guido Salviati lo abbia mandato a spasso. ANTONIO _(a Martino:)_ E com'č accaduto? MARTINO L'amante gli faceva le corna. ANTONIO E tu che c'entri? MARTINO Gliele faceva col figlio, con l'ingegnere Franz Salviati, che č tornato dal Belgio con la barbetta a punta e il sangue in ebollizione. ANTONIO E che colpa ne avevi, tu? MARTINO Il padre ha creduto che io facessi da mezzano nella faccenda. ANTONIO _(con un gesto di protesta fiduciosa)_ Non era vero!? _(Un silenzio.)_ MARTINO Papā Michele, perchč non andate un po' a guardare la macchina portentosa del vostro figliuolo? MICHELE Ti disturbo? MARTINO Voi siete come una zitella. Certe cose non dovete sentirle. MICHELE _(andandosene, con disgusto)_ E tanto meno vorrei dirle, io. MARTINO A rivederci, papā Michele. MICHELE _(a Martino:)_ E non gli far perdere tanto tempo con questo luridume. Puah! _(Esce per la porta a sinistra.)_ _(Qualche operaio attraversa in fretta il pianerottolo.)_ MARTINO _(chiudendone pazientemente l'uscio di vetro, si rivolge ad Antonio con aria misteriosa)_ E seccature non ne vogliamo. ANTONIO Sicchč, non era vero? MARTINO A quattr'occhi: era vero! ANTONIO _(con indignazione e ribrezzo)_ Sporcaccione! Un operaio onesto cade cosė in basso! MARTINO _(siede presso la scrivania)_ Mettiamo le cose a posto. Onesto, non mi sono mai vantato di esserlo. Non dico che... ma... l'onestā č un oggetto di lusso, e io.... Parliamoci chiaro! _(Pausa.)_ Dunque, il padre mi teneva a stecchetto come operaio, e il figlio mi pagava bene... come uomo di mondo. Potevo immaginare che nel caso di essere scacciato dal padre, anche il figlio avrebbe avuto il prurito di lasciarmi in asso? E intanto, per San Gioacchino protettore dei gobbi, cosė č successo, capite! ANTONIO Ben ti sta. _(Siede dall'altro lato della scrivania.)_ MARTINO Č mala gente, credete a me; č gente che ha tanto di pelo sulla coscienza. ANTONIO Ma si lavora, mio caro, si lavora tranquillamente, e non si va a giuocare e a bere e a ubbriacarsi come hai fatto sempre tu. Con la vitaccia che hai menata, chi vuoi che ti compatisca, ora? MARTINO Giuocare e bere, non lo nego. Ma si giuoca per vincere e non giā per perdere; e poi... si beve per dimenticare che invece di vincere si č perduto. E fossero questi i guai! I guai stanno a casa: quei cinque chiodi che mi mettono in croce!... ANTONIO Cinque figli hai?!... MARTINO Oltre la madre che li ha fatti. Lei dice che li ho fatti anch'io; ma io non ci metterei la mano sul fuoco. Qualche farfallone c'č sempre intorno a mia moglie.... ANTONIO E tu te la tieni? MARTINO E me la tengo, perchč dove la troverei un'altra donna che mi scaldasse il letto? Ne trovai una che mi disse di sė, e me la sposai. Se perdo questa, felicissima notte! Dunque, i figli ci sono. Miei o non miei, questo č un altro paio di maniche. Stanno in casa mia e ci devo pensare io, perchč il Governo non ci pensa, e non ci pensa nessuno. Quando saranno grandi, se la sbrigheranno loro. Per ora sono piccoli, e, a quell'etā, poveretti, non potrebbero nemmeno rubare. Non dico che..., ma... se ne avessero la vocazione.... ANTONIO _(interrompendolo)_ Per quanto č vero che esisto, sei un gran brutto mostro! E il peggio č che qualche cosa di giusto c'č nelle mostruositā che ti escono di bocca. MARTINO Voi siete un uomo col quale si puō discorrere. ANTONIO E si puō sopratutto fare a meno dei preamboli. La ragione della tua visita non č ancora venuta fuori. Abbrevia e concludi, perchč ho da fare. MARTINO Se mi favorite da bagnarmi la gola, parlerō pių spedito. La Cooperativa oggi č in festa e un bicchiere di vino vecchio ci deve essere. ANTONIO Non rompere le scatole! Qui si beve acqua nei giorni solenni come negli altri. MARTINO _(con gravitā comica)_ Non abbiamo gli stessi principii! E vengo al _quidquid_ del nostro discorso. Bazzicando, per quel che v'ho detto, nella casa e nell'ufficio dei signori Salviati padre e figlio, un poco afferrando qualche parola in aria, un poco mettendo l'orecchio alle porte, ho appurato che la vostra Cooperativa avrā vita breve! ANTONIO Non continuare, chč ti spacco la testa! MARTINO Spaccate quel che volete, ma la veritā resta in piedi. ANTONIO La veritā č che il signor Salviati si rode ch'io non abbia ceduti a lui i miei progetti per una manciata di soldi, quando gli ero anch'io sottoposto. MARTINO La veritā č che egli č deciso a tutto per accopparvi. ANTONIO E noi siamo decisi a tutto per difenderci! _(Attraverso la vetrata, si vede un giocondo andirivieni di operai. Sono dapprima due o tre, poi son quattro, poi dieci, poi una quindicina. Si scorge, dai gesti, che alcuni di essi parlano e scherzano con i compagni che sono gių nella sala del lavoro o per la scala. Indi, alcuni portano scodelle, forchette e grossi pezzi di pane. Si ciarla, si ride, qualche tovagliolo vola per aria dall'uno all'altro. C'č chi rincorre il suo compagno, chi l'afferra, chi si lascia afferrare. Qualcuno guarda con curiositā dietro la vetrata.)_ _(La conversazione fra Antonio e Martino continua, senza interruzione, chiara e serrata.)_ MARTINO Ingrandirā la sua officina, aumenterā il numero degli operai, accetterā commissioni senza guardare a prezzo, se voi domanderete dieci, egli domanderā cinque, e cosė... tutto quello che segue in San Matteo. Ci rimetterā un occhio e magari tutt'e due, e se ne infischierā, perchč chi ha panno da tagliare e scherza coi milioncini non ci pensa due volte a cavarsi certi gusti: e, quando vi avrā messi con le spalle al muro, chiamerā i creditori della Cooperativa, e farā il resto. La vostra officina meccanica con tutte le vostre invenzioni, presto o tardi, dovrā cadere nelle sue grinfe; e allora, qui, nelle province meridionali, egli resterā senza concorrenti e guadagnerā ciō che vorrā guadagnare. Questo č il catechismo, e adesso leggetevelo voi. Io ho fatto il mio dovere, e, se Dio vuole, _(battendo sulla scrivania la pipa spenta per vuotarla)_ anche il tabacco č terminato. ANTONIO _(alquanto impressionato, dissimula, e, con alterigia sprezzante, lentamente si alza, si avvicina alla cassa forte e ne tira lo sportello.)_ MARTINO Si apre la custodia.... Alle reliquie, ci siamo! ANTONIO _(cava un po' di danaro e lo dā a Martino)_ Questo, per i tuoi figli. MARTINO _(intascando)_ E per i miei vizi, niente? ANTONIO _(dandogli ancora qualche moneta)_ Prendi. E che sia l'ultima volta. Storie vecchie le tue rivelazioni. E poi, č inutile! Il tuo spionaggio, qui non attecchisce. Ci siamo capiti? MICHELE _(entra dalla porta a sinistra, portando una scodella fumante e del pane.)_ Ma lascialo gracchiare, e vieni a prendere un boccone, che č tardi. _(Attraversa la scena e spinge col piede l'uscio di fondo, che resta aperto.)_ ANTONIO Oh! oh! Credevo che proprio oggi io dovessi fare penitenza. Portamela laggių, babbo, la mia colazione: presso la macchina nuova. Senza perdere tempo, voglio rispondere a certe acute osservazioni fattemi da Giacobelli e da Mangiulli. MICHELE _(scende la scala.)_ GIACOBELLI _(avanzandosi dal fondo)_ Ma no, Antonio, oramai sono convinto. ANTONIO O che ti penti di essere stato franco? Io voglio mostrarti chiaramente che quel centimetro di distanza fra i due Ŧganci di presaŧ ci basta e ci soverchia. Ci deve bastare. _(Altri operai sono entrati, altri sono rimasti sul pianerottolo presso la porta.)_ MARTINO _(avviandosi comicamente verso l'officina)_ Vado a darci un'occhiata anch'io. GIACOBELLI _(mettendoglisi dinanzi)_ Chi ti prega d'immischiarti dei fatti altrui? MARTINO Non tanta superbia, oh! MANGIULLI _(a Martino:)_ Sanguisuga! MARTINO Con questa sanguisuga, perō, chi sa che presto o tardi non vi ritroverete tutti quanti sotto lo stesso padrone come in _temporibus illis_! ANTONIO Ritornaci tu, per ora, da chi puō aver bisogno dei tuoi mestieri. MARTINO Eh!... quanto a me, in un modo o nell'altro, ci ritorno. ANTONIO E digli bene, a quel gentiluomo, che, essendo venuto tu a farci una visita con la bocca piena di fiele e lo stomaco vuoto, hai trovata la nostra officina viva, esultante, fiorente.... MARTINO Se vi fa piacere.... ANTONIO .... e che mentre mi raccontavi le tue pene e la tua fame e le turpitudini sue e di suo figlio, gli operai della Cooperativa, godendosi una mezz'ora di riposo, mangiavano allegramente la loro brava minestra.... MARTINO Dirō anche questo.... ANTONIO ... e che io, Antonio Altieri, dopo di aver compiuto un piccolo atto di pietā per conto mio e dei miei compagni soccorrendo un operaio senza lavoro.... MARTINO _(interrompendolo con falsa ammirazione)_ Avete tanto di cuore, questo č vero!... ANTONIO _(mal frenandosi)_ ... ho guardata con ribrezzo la faccia del pių volgare traffichino, e, per essere sicuro di non vedermelo pių capitare fra i piedi, _(con ira e disprezzo)_ ... l'ho messo alla porta! Questo devi dirgli. MARTINO _(dā a sč stesso uno scappellotto e alza grottescamente le spalle)_ Ecco... non dico che..., ma.... ANTONIO _(tonante)_ Vattene! _(Gli fissa addosso uno sguardo di fiamma.)_ MARTINO _(se ne sente come sopraffatto. Non scherza pių. Non osa pių parlare. Mette il berretto, e, quatto quatto, guardando Antonio con la coda dell'occhio, va via per la porta a destra.)_ ANTONIO _(che non ha cessato di fissarlo finchč non sia sparito, esce, indi, per l'uscio di fondo, dicendo a Mangiulli e a Giacobelli:)_ Andiamo. _(MANGIULLI e GIACOBELLI lo seguono.)_ SCENA IV. LAROSSA, SANTINI, PANUNZIO, MAGLIUOLO, _che giā sono in iscena con gli altri operai, e poi_ BRIGIDA, _e poi_ ANTONIO, GIACOBELLI _e_ MANGIULLI. LAROSSA _(ad alcuni compagni:)_ Che ha voluto dire il gobbo? Ci ritroveremo con lui sotto lo stesso padrone? SANTINI E non lo sai che la mira del Salviati č di farci fallire per poi impossessarsi della nostra officina? PANUNZIO E metterci il cappio alla gola? LAROSSA Perō, io penso e dico che quest'officina, senza le parecchie dita di cervello che madre natura ha dato ad Antonio, sarebbe un peso inutile. BRIGIDA _(una vecchietta a sessantun anno, una donna del popolo, tutta nitida e aggraziata, entra intanto dalla porta a destra e chiama a sč Saverio Magliuolo con la mano, assai confidenzialmente:)_ Psst, psst!... MAGLIUOLO _(un vecchio operaio sessantacinquenne, sciupato dal lavoro, ma vispo e gaio, va a lei.)_ _(Tutti e due restano a confabulare affettuosamente, in un angolo.)_ SANTINI _(frattanto, risponde a Larossa, mentre altri quattro o cinque compagni lo circondano per ascoltarlo.)_ Un peso inutile?! Ma tutte le sue innovazioni, tutti i suoi progetti li abbiamo attuati, li abbiamo sperimentati. Il cervello d'Antonio, oramai, sta qui, nei muri, nel ferro, nell'acciaio, nelle ossa, nelle vene dell'opificio. Se domani egli fosse obbligato ad andarsene -- e voglio sputarci, su questa brutta parola _(sputa)_ -- il suo cervello resterebbe inchiodato qui dentro e funzionerebbe come prima. Tutto sta a costruirlo un orologio. Quando l'hai costruito, esso cammina cosė nella tasca mia come nella tua. Bisogna dargli la corda, s'intende; ma non č questa la cosa pių difficile. MAGLIUOLO _(a Brigida:)_ Aspetta che faccio la presentazione. SANTINI _(a Larossa, concludendo:)_ Ti sei persuaso? MAGLIUOLO _(va alle spalle di Santini, e, con le due mani insieme, gli assesta un colpetto all'occipite.)_ SANTINI _(voltandosi)_ Oh! MAGLIUOLO Parli come un libro stampato, ma io non ti capisco. A voialtri fanno effetto gli spaventapasseri. A me, no. Oramai, sono sicuro del fatto mio. Ho una posizione, e, alla fine del mese, crepi l'invidia, io prendo anche moglie. PANUNZIO Alla tua etā?! SANTINI E chi č la disgraziata che si piglia questo gatto a pelare? BRIGIDA _(avanzandosi)_ Disgraziata, poi no! LAROSSA Ah, bene! Questa vecchietta sarebbe la madre.... MAGLIUOLO Ma che madre! Ma che madre! Č la mia fidanzata. LAROSSA _(a Brigida:)_ Come, come, come, come?! Voi siete davvero la fidanzata di Saverio Magliuolo? BRIGIDA Da quarantadue anni! PANUNZIO E, Dio buono, a che scopo vi sposate adesso? MAGLIUOLO Per fare dei figliuoli, sangue di Bacco! _(Tutti ridono.)_ MAGLIUOLO Sė sė, ridete voi, ma ora, che so di essere un poco proprietario anch'io, vi garantisco che me li metto a fare. SANTINI _(accostandosi a Brigida, come per carezzarla)_ Ma sai che č un bel muso di vecchietta? BRIGIDA A posto con le mani! MAGLIUOLO _(contemporaneamente, tirando Santini per la giacca)_ Non tante smorfie, ohč! SANTINI Io ti faccio il compare d'anello, parola d'onore! ANTONIO _(tornando con Mangiulli e Giacobelli, e mangiucchiando ancora un pezzetto di pane)_ Chi č, chi č che si sposa? MAGLIUOLO Presente! ANTONIO Tu! MAGLIUOLO E la fidanzata, eccola qua. ANTONIO Uh! Donna Brigida! _(Va per abbracciarla.)_ MAGLIUOLO _(tirando anche lui per la giacca)_ Ma no, ma no, ma no, qui la Cooperativa non ha nulla da farci. ANTONIO M'ha visto nascere donna Brigida, bestione che sei! MAGLIUOLO T'ha visto nascere e non c'č ragione che ti veda crescere. Per te, se č necessario, mi faccio ammazzare, e questo lo dico seriamente, ma la mia vecchietta č roba mia. BRIGIDA _(ad Antonio:)_ Sono venuta a vedere la macchina. ANTONIO _(affettuoso)_ Cara la mia Brigidona! Giovanotti, avanti! Fate gli onori di casa alla signorina. Il futuro marito lo trattengo io. SANTINI _(offrendo il braccio a Brigida)_ Donna Brigida.... MAGLIUOLO _(dandogli uno spintone)_ A me, a me! _(Si mette a braccetto di Brigida, e tutt'e due si avviano verso il fondo.)_ ANTONIO Oh, che bella coppia! GLI ALTRI _(ridendo bonariamente, gridano:)_ Gli sposini! Gli sposini _(e li seguono, circondandoli, e spingendoli)_ Evviva gli sposi! MAGLIUOLO Eh! Che ci fate cadere! GLI ALTRI Evviva gli sposi! MAGLIUOLO C'č la scala! Ci fate cadere! _(Tutti, meno Antonio, escono, discendendo la scala.)_ SCENA V. ANTONIO, _poi_ MADDALENA. ANTONIO _(guardandoli con compiacenza)_ O ragazzi, c'č pericolo che vi rompiate il collo come dei ragazzi veri? E, fra poco, al lavoro, eh? _(Resta ad ascoltare il gaio baccano che si allontana.)_ -- Donna Brigida! -- Gli sposini!... -- Macchina nuova e sposi vecchi!... ANTONIO _(con intimo godimento, ride)_ Ah! ah! ah! MADDALENA _(entra dalla porta a destra, timidamente. Ma non osa aprir bocca.)_ ANTONIO _(si frega, contento, le palme, chiude l'uscio del pianerottolo, e, voltandosi, ha una violenta e lieta sorpresa.)_ Chi vedo? _(Corre a lei e le stringe ambo le mani.)_ MADDALENA Non ti dispiace ch'io sia venuta a trovarti? Dimmelo sųbito. Non ti dispiace? ANTONIO Tutt'altro! Non te ne accorgi, invece, che io ne provo una contentezza grande? MADDALENA Veramente? ANTONIO Veramente. MADDALENA Oh, come ti ringrazio! Da tanti giorni, io avevo risoluto di venire. E poi, non so, non ne ho avuto l'audacia.... E, un momento fa, presso la tua porta, io ho tremato, ho tremato, e volevo tornare indietro.... ANTONIO Avresti avuto torto. MADDALENA Sė, credo anch'io che avrei avuto torto. ANTONIO Siedi, siedi, dimmi tante cose!... _(Seggono)_ Oh! piccola mia, come mi sembra strano rivederti vicino a me dopo quattro anni! Lasciamiti guardare bene. Sei pallida, molto pallida, ma pių bellina di prima! MADDALENA _(con un lieve cenno di protesta)_ Oh! ANTONIO _(continuando)_ E quegli occhioni sono diventati pių profondi. Ma, dunque, dimmi, dimmi, questa č una visita buona, non č vero? E giacchč ne avesti il pensiero, perchč hai indugiato? Perchč non ci volevi pių venire? MADDALENA Temevo di darti noia. Temevo che tu ti fossi scordato di me completamente.... ANTONIO Come puoi aver temuto ciō? Questo significa che, a traverso il tempo, mi hai disistimato. MADDALENA No. ANTONIO Il dimenticarti sarebbe stato orribile! MADDALENA Non t'avevo cercato, non t'avevo scritto, in quattro anni, non t'avevo pių fatto pervenire notizie mie.... Non era quindi nč difficile nč orribile il dimenticarmi, e non era nč difficile nč orribile il pensare di me... tutto quel che si puō pensare d'una donna che non s'č mai vantata di essere perfetta. ANTONIO Povera piccola! Perchč avresti dovuto essere perfetta proprio tu? E perchč avrei dovuto essere io, proprio io, il tuo giudice severo? Ti ho amato. Questo sė. Eppure, quale soccorso t'ha dato il mio amore nell'inizio della tua vita per fare di te una creatura perfetta? MADDALENA Mi hai amato cosė bene, cosė lealmente! ANTONIO Ma ti ho compromessa in ciō che il mondo chiama ancora l'_onore_ di una donna, in ciō che ancora le serve ad ottenere il rispetto e il necessario aiuto altrui. Ti ho compromessa, Maddalena, in ciō che ancora costituisce, per la mancanza di ogni altra forza, la sua unica risorsa, il suo unico diritto. MADDALENA _(quasi con un grido generoso di alterigia e di dolcezza)_ Lo volli io, Antonio! Lo volli io! ANTONIO Ah, no! Non tu lo volesti, e ti proibisco di pensarlo. Tu m'amavi come io t'amavo, e non sapemmo mentire, e non c'era niente in noi che c'inducesse alla menzogna. Questo č tutto, Maddalena; e io vorrei poterne essere orgoglioso senza il dubbio che la nostra sinceritā ti abbia nociuto. Ma i tuoi sguardi sono velati di dolore.... Io t'ho fatto del male.... MADDALENA _(vorrebbe dire di no.)_ ANTONIO Non lo negare; io te ne ho fatto molto, io ti ho messa per un cammino pieno di pericoli.... MADDALENA _(temendo un equivoco, scatta)_ Ma non sono stata che tua! Tua, tua, solamente tua! Di questo non dubiti?.... Di' Antonio: non ne dubiti? ANTONIO _(con slancio fiducioso)_ No, non ne dubito. Non ne dubito perchč tu me lo dici e io ti credo ora come t'ho creduto sempre, come tu hai sempre creduto in me. Nessuna finzione, nessuna falsitā tra noi. E, intanto, a che serve essere in due a non mentire? Tu hai potuto serbare un dolce ricordo del passato, tu sei riescita a non guastarlo, a non profanarlo, a non distruggerlo, tu non hai pių amato, non hai potuto pių amare, e io ti credo, ti credo; ma di tutto questo non potrebbe essere soddisfatta che la mia vanitā. Quel che riguarda te č ben altra cosa. Sei tu vissuta lietamente? Rispondimi. O non ti si č chiesto conto, con insistenza, del tuo onore, quasi che tutta quanta l'umanitā precisamente del _tuo onore_ avesse avuto bisogno? E hanno avuto fede nella tua onestā? E si sono contentati di ciō che potevi offrire? E ti hanno permesso di lavorare? Ti hanno permesso di vivere?... Lo vedi! Tu taci.... Non te l'hanno permesso. MADDALENA _(quasi lagrimando)_ No, non me l'hanno permesso. Io sono venuta da te, perchč tu sei la sola persona che mi possa difendere e soccorrere. Io mi sento smarrita nella folla peggio che in un deserto. Io non so dove vado. Non so quale avvenire mi aspetti. Non so niente, non so niente.... E se non si trattasse che di me, io non mi dorrei di affidarmi al caso e andrei avanti, avanti, avanti, cosė, come una pazza, come una cieca; ma io... non sono sola, Antonio. ANTONIO Non sei sola?! MADDALENA Ed ecco quello che ignori, ecco quello che, per non turbare la tua pace, desideravo che tu continuassi ad ignorare. ANTONIO _(trasalendo)_ Ma, dunque, quando mi lasciasti.... MADDALENA Non mi sgridare, Antonio, non mi sgridare.... ANTONIO ... Quando mi lasciasti eri madre?! MADDALENA Sė, ero madre! ANTONIO Oh, Maddalena! _(In una effusione d'infinita tenerezza e di rimprovero, impetuosamente la stringe al petto. Un momento di silenzio -- in cui restano avvinti.)_ MADDALENA _(con la voce piena di dolcezza)_ In quel tempo, ti ricordi?, i tuoi guadagni erano assai scarsi. Tu eri intento a coltivare bene il tuo intelletto, per prepararti a un'attivitā degna della tua mente elevata. Tuo padre, per secondare il tuo spirito, faceva giā dei sagrifizi enormi.... ANTONIO Č vero! MADDALENA E dovevo costringerti io a un lavoro soffocante affinchč tu provvedessi alle urgenze d'una nuova famiglia? ANTONIO Mi attribuivi un grande egoismo, Maddalena! MADDALENA No: ero convinta d'essere stata pių debole o pių innamorata di te, e d'essere tua pių che tu non fossi mio. Mi sentivo interamente responsabile io della maternitā e m'illudevo che, col tempo, sarei bastata a me stessa e a mio figlio. E, del resto, non avevo forse conseguito il diploma di maestra? Non avevo ottenuto un posto d'insegnante nel paesello dov'era mia zia? Ebbene, tutto ciō mi dette coraggio. Bisognava strapparci il cuore, ma assicurarci la libertā, indispensabile alla lotta della nostra esistenza. Questo ti dissi, e dissi, in fondo, la veritā. Erano anche le tue idee. A te parve che io ti amassi meno. Io non tentai di farti ricredere. Ti chiesi perdono, e ci separammo. Uccidevo l'anima mia, ma ti sottraevo all'incubo d'un dovere che non avevi e lasciavo interamente liberi il tuo ingegno e la tua giovinezza. ANTONIO _(fremendo d'impazienza)_ E poi? E poi? MADDALENA Le mie illusioni caddero ben presto. La zia mi ricevette malvolentieri. Mi aveva giā disprezzata quando io ero venuta a star sola, a Napoli, per istruirmi. E, avvicinandosi i giorni in cui io dovevo dare alla luce il mio bambino, la zia stabilė di nascondermi.... ANTONIO _(con forza)_ Tu ti ribellasti. MADDALENA Mi ribellai; ma ella mi mise alla porta, perchč i suoi principii le impedivano di tollerare che nella sua casa rispettata una donna mettesse al mondo un figlio senza avere un marito. Mi rassegnai, e decisi di non mai pių accettare neanche le sue elemosine. Come una femmina perduta e pericolosa, fui contemporaneamente licenziata dalla scuola. Nel paesetto, non si parlō che dello scandalo che io avevo dato. E, dopo che il bambino mi nacque, odiata, fuggita da tutti, me ne tornai in cittā... con poco danaro e con poca salute. ANTONIO _(quasi rude)_ E ancora non venivi da me? MADDALENA No, non mi sgridare cosė! Seppi che ti affaticavi ad attuare un gran progetto di lavoro, e, pių tardi, non fui pių sicura che tu non ti domandassi se veramente quel piccino fosse tuo. ANTONIO Maledizione alla diffidenza! MADDALENA E, tu capisci, con un figlio da allevare, con un bambino dapprima lattante, poi malaticcio, come potevo io mettere a profitto il mio tempo, la mia mente, o, almeno, le mie braccia? Come potevo, se non altro, cercare, cercare un mezzo di sussistenza e di tranquillitā! ANTONIO Era impossibile!... MADDALENA Eppure, qualche cosa tentai, ma sempre provvisoriamente, con poca esperienza di quel che facevo, e quindi tornavo da capo, e poi il bambino mi si riammalava, e poi bussavo ad altre porte, e, fra tante incertezze e fra tanti sforzi, ciō che non mi dava mai tregua era l'insidia... l'insidia d'ogni sorta. Mal vestita, mal ridotta, io mi vedevo insignificante, mi vedevo brutta, e, nondimeno, non c'era uno sguardo d'uomo, giovane o vecchio, povero o ricco, intelligente o sciocco, che non si posasse sulla mia misera persona senza violarne il pudore.... ANTONIO _(la segue con un'attenzione intensa e pietosa. I ricordi di Maddalena si ripercuotono nell'anima di lui, destandovi sensazioni profonde.)_ MADDALENA Antonio mio, l'insidia assumeva tutte le forme, si nascondeva dove meno l'aspettavo. ANTONIO Dovunque, Maddalena, dovunque!... MADDALENA Se chiedevo un consiglio, mi si parava dinanzi una tentazione. Se chiedevo un appoggio.... ANTONIO ... si contava sulla pių abietta delle ricompense! MADDALENA Si, un'immensa rete d'infamie per prendere un essere cosė innocuo e cosė fragile!... ANTONIO Vigliacchi! MADDALENA E in qualche istante di supremo scoraggiamento _(come se rivelasse un mistero terribile)_ io ho provato dei brividi strani, e mi č parso di sentire la seduzione, e ho avuto paura della miseria, ho dubitato della mia resistenza! ANTONIO _(alzandosi con impeto di orgoglio e di potenza)_ Ah no, perdio! Hai troppo lottato contro una moltitudine ancora perfida e formidabile. Con me, adesso, con me! Non sei tu che puoi indicarmi quale sia il limite della mia responsabilitā. Questa mi č imposta dal mondo che abbiamo trovato. Non c'č nulla che ti garantisca la vita? Devo garantirtela io! E fosse pure minacciata da tutte le valanghe d'ingiustizie e di vigliaccherie che travolgono e schiacciano le esistenze pių deboli, io te la custodirō con la mia fede, col mio pensiero, con le mie fatiche, con la mia opera, col mio sangue! MADDALENA Oh, Antonio, tu mi dāi tanto tanto bene! _(Comincia a giungere, attutito dall'uscio chiuso, il rumore dell'opificio)._ ANTONIO E tu, povera piccola mia, mi porti, in un giorno di festa, il fiore gentile del tuo amore, e nei miei nervi di combattente il racconto dei tuoi spasimi suscita nuove energie. Non pių il timor panico di turbare la mia pace e d'intralciarmi la strada. Oramai, la mia strada č larga ed č piena di luce! Non vedi che son qui, nel cuore d'un organismo giā vitale, che si sottrae ad ogni prepotenza e che fra breve avrā la consacrazione del trionfo? _(Prendendola per un braccio, menandola verso il fondo, facendole salire i gradini e aprendo l'uscio)_ Vieni, vieni, guarda, ascolta. _(Il rumore dell'opificio sale e si espande.)_ Non ti sembra che palpiti, che frema, che viva, che ingrandisca?!... MADDALENA _(sporge la testa e guarda estatica.)_ ANTONIO Qui dentro non ci sono insidie e non ci sono sfruttatori. Ci sono trecento compagni, d'ogni parte d'Italia, i quali mi seguono, mi circondano, mi si stringono intorno e riconoscono in me la potenzialitā di mettere un'anima che č mia e che sarā sempre mia in quest'organismo che sarā sempre di tutti. MADDALENA _(guardando affascinata)_ Come č bello! ANTONIO Sė, assai bello, soprattutto per chi lo ha creato dal niente. _(Mostrando)_ Comprendimi, Maddalena, comprendimi: non c'č nessun congegno in questa officina, non un motore, non una puleggia, non un chiodo, che non risponda a un concetto esclusivamente mio, che nessun altro aveva mai escogitato. E appunto stamane, sai, appunto stamane abbiamo inaugurata una macchina singolare, una macchina che potrā quintuplicare la nostra lavorazione. Salutala, Maddalena, salutala col tuo sorriso. Guarda: č quella che nel mezzo della sala signoreggia come una regina. Oh, fra quattro o cinque anni, se la mia stella non m'inganna, noi avremo reintegrato il capitale, avremo battuta la concorrenza, avremo stritolati i nostri avversari! _(Resta intento, con gli occhi rivolti all'officina.)_ MADDALENA _(timida)_ Sono molti? ANTONIO _(con fede)_ No. MADDALENA Sono potenti? ANTONIO _(sempre avendo gli sguardi fissi all'officina -- con una specie di autosuggestione)_ No. MADDALENA Sono cattivi? ANTONIO Sė! _(Silenzio. -- Tutti e due guardano. -- Si ode soltanto il rumore solenne.)_ SCENA ULTIMA. ANTONIO, MADDALENA, MICHELE, _il_ MORO. ANTONIO _(a voce alta per farsi sentire nell'officina)_ Che cosa fa il Moro con quella carta in mano? _(Sorpreso)_ Ora l'ha gettata a terra! scriveva, o disegnava. _(Energicamente)_ Papā Michele, prendi quella carta, prendi quella carta. Egli scappa.... Afferralo! _(Gridando pių forte:)_ Qui, babbo, qui. E che nessun altro venga quassų! _(Rientra nella stanza.)_ _(Il rumore delle macchine cessa come per una sospensione di attesa.)_ MADDALENA Chi č il Moro? ANTONIO Č un giovanotto imberbe che noi chiamiamo cosė per la faccia bruna che ha. M'č sempre parso un bravo ragazzo. MADDALENA E che faceva? ANTONIO Lo sapremo. MICHELE _(tenendo per un braccio il Moro, viene dal fondo)_ Ecco. IL MORO Lasciatemi, ora. ANTONIO _(a Michele:)_ Lascialo. MICHELE _(vedendo Maddalena)_ Oh, signorina Maddalena! MADDALENA _(stringendogli la mano)_ Sono qui. ANTONIO _(al Moro:)_ Perchč volevi fuggire? IL MORO Non so.... Ho avuto paura. ANTONIO Di che? IL MORO Non so.... ANTONIO E che č quella carta? MICHELE _(gliela dā.)_ ANTONIO _(guardandola)_ Questo č il rendiconto preciso della prova di stamane! _(al Moro:)_ Hai notato i pių minuti particolari. IL MORO Sono degli appunti.... Mi piace d'imparare. ANTONIO E ne hai anche degli altri?... IL MORO No. ANTONIO Ma i tuoi occhi, che non sanno guardarmi, dicono di sė. IL MORO No. ANTONIO Perō, questi appunti si riferiscono a disegni giā fatti. Il disegno della nuova macchina č indicato con le lettere M N. Fammi vedere i disegni. IL MORO _(tremando)_ Non li ho. ANTONIO Li hai conservati a casa tua. IL MORO No. ANTONIO E a chi li hai dati? _(Un silenzio.)_ ANTONIO _(chiaroveggente, penetrante, terribile, accostandosi a lui, parlandogli quasi all'orecchio:)_ A chi li hai venduti? -- Non rispondi? -- Non neghi di averli venduti?! IL MORO Erano poche linee sbagliate.... Non se ne poteva avere un'idea chiara. ANTONIO Ma... avevi promesso il resto.... Avevi promesso le rettifiche. Avevi promesso tutto? IL MORO Forse non avrei avuto il coraggio di.... ANTONIO Con chi hai contrattata la vendita infame? _(Pausa.)_ _(Con forza)_ Non tacere adesso, perchč questo lo voglio sapere! IL MORO _(sempre pių tremante e abbassando gli occhi)_ Col figlio del signor Salviati. ANTONIO Ah! _(Gli si avventa addosso.)_ MADDALENA Antonio! ANTONIO _(liberandolo e retrocedendo)_ No, non l'uccido. Non devo ucciderlo. _(Al Moro:)_ E non ti denunzio neppure. Tanto, i giudici non capirebbero il valore di ciō che mi rubavi. IL MORO _(umiliandosi)_ Lo dirō io stesso. Mi farō condannare.... Io sono un ingrato, un miserabile! Oramai, per me, meglio finirla in carcere! _(Piange.)_ MADDALENA _(Si avvicina ad Antonio in atto d'intercessione.)_ ANTONIO _(un po' pensoso e pietoso)_ No, in carcere non si finisce: si ricomincia. _(Al Moro:)_ Ne usciresti esasperato... peggiorato. E se anche ciō non fosse, non troveresti pių indulgenza. Saresti irremissibilmente perduto. Perfino i ladri come te, purchč avessero avuto la prudenza di commettere soltanto i furti consentiti dal mondo civile, ti disprezzerebbero. _(Pausa.)_ Avevi giā avuto il denaro? IL MORO Sė. ANTONIO Vuoi restituirlo? IL MORO Sė. ANTONIO Dammelo. Lo manderō io al signor Salviati. IL MORO _(mette fuori del danaro e lo pone sulla scrivania.)_ ANTONIO Sta bene. Ritorna al tuo lavoro. MICHELE _(a Maddalena, -- commosso.)_ Č un angelo! IL MORO Oh!... _(Piangendo di gratitudine, prende le mani di Antonio per baciargliele.)_ ANTONIO _(ritirandole)_ No. Questo no. _(Con un gesto severo, ma non crudele, gli impone di uscire indicandogli l'officina.)_ IL MORO _(esce.)_ ANTONIO _(a Michele:)_ Accompagnalo tu, babbo. La tua presenza basterā a rassicurare i compagni. MICHELE _(lo bacia in fronte, e via.)_ MADDALENA _(paurosamente)_ Oh, Antonio!... ANTONIO Cos'hai, piccola mia? MADDALENA Io temo, io temo tanto! ANTONIO Perchč? MADDALENA Quel signor Salviati... č il tuo nemico? ANTONIO Č il mio nemico. MADDALENA Puō farti molto male? ANTONIO E non ti sembra che mi guidi e mi sorregga un diritto pių forte di ogni male, pių grande d'ogni bene?! MADDALENA _(con fede e commozione)_ Sė. ANTONIO E va, va, va a prendere nostro figlio.... Questa č la casa tua! Č la sua casa! Va, corri, piccola mia, corri, corri.... Io vi aspetto. MADDALENA _(gli si abbandona gettandogli le braccia al collo come una bimba, con gli occhi gonfi di lagrime di gioia.)_ ANTONIO _(la tiene e la bacia in un misto di esultanza e di intima dolcezza.)_ _(Un silenzio.)_ Va.... MADDALENA _(Si allontana, -- esce.)_ _(Sipario.)_ ATTO SECONDO. _Una camera squallida. -- Un tavolino. Poche seggiole vecchie. Un divano sdrucito. In un angolo, un baule. Niente altro. -- Una porta in fondo. Un'altra alla parete destra. -- Č sera. Sul tavolino č acceso un lume a olio._ SCENA I. MADDALENA e PETRUCCIO. _(Sono tutti e due seduti presso il tavolino.)_ MADDALENA Aspetta. _(Si alza; va a prendere della carta che č sul baule; torna a sedere, e con un pezzo di quella carta costruisce una piccola barca.)_ Guarda com'č bellina, questa! PETRUCCIO Una barca? MADDALENA Giā, una barca. PETRUCCIO Un'altra pių grande, adesso. MADDALENA Un'altra pių grande. _(Comincia a costruirla, piegando la carta.)_ PETRUCCIO Un bastimento col vapore. MADDALENA Eh, col vapore, non si puō fare di carta. PETRUCCIO Quello quando venimmo per mare, ti ricordi?... MADDALENA Si, mi ricordo: quando venimmo da Napoli a Genova.... PETRUCCIO ... era col vapore. MADDALENA Sė, quello lė era col vapore. PETRUCCIO Perchč? MADDALENA Perchč doveva camminare in fretta. PETRUCCIO Come sulla ferrovia? MADDALENA La ferrovia, tu non l'hai vista mai. PETRUCCIO Ma la so, chč me l'ha detta il nonno quando papā č partito. MADDALENA E dov'č andato, papā, dov'č andato? PETRUCCIO A Napoli č andato, chč a Napoli c'č la sua officina. MADDALENA _(carezzandolo)_ No, angelo caro, l'officina non c'č pių. PETRUCCIO Perchč non c'č pių? MADDALENA _(tristemente)_ Eh! Perchč cosė č! Vedi che bastimento! C'č anche il fumaiolo. _(Glielo mostra.)_ PETRUCCIO Allora, lo hai saputo fare col vapore. MADDALENA E no. Ci vorrebbero le macchine. PETRUCCIO Papā le sa fare. MADDALENA Lui, sė. PETRUCCIO E perchč non č tornato, oggi? MADDALENA Forse tornerā stasera. Anzi... _(per chetarlo)_ certamente tornerā. PETRUCCIO E porterā anche il pranzo? MADDALENA S'intende. _(Scrolla il capo. Indi, poggiando i gomiti sulla tavola, stringe la fronte fra le mani, presa dallo sconforto e dalla pena che le desta il suo bimbo.)_ _(Un silenzio.)_ PETRUCCIO Sei malata? MADDALENA _(scotendosi e dissimulando)_ No, no, non temere, mamma tua sta benissimo. PETRUCCIO Hai fame tu pure? MADDALENA Nemmeno. _(Un silenzio.)_ PETRUCCIO Vogliamo stare un poco vicini vicini? Vicini vicini sul divano, come piace a te? MADDALENA Sė, amore mio. _(Lo abbraccia e lo bacia.)_ PETRUCCIO _(la tira per la veste sino al divano. Ella vi si rincantuccia. Egli le si mette sulle ginocchia, le si aggrappa al collo, premendole il ventre e il petto, piegando la testa sulla spalla di lei, e sospira.)_ MADDALENA Angelo caro, mamma tua soffre un tantino cosė. Senti. Sai come devi fare? Stendi le gambine sul divano e poggia la testa sulle ginocchia di mamma tua. Anche cosė staremo vicini. PETRUCCIO _(mettendosi come ha detto lei)_ E noi, quando andiamo un'altra volta a Napoli, insieme col babbo? MADDALENA A Napoli, no, non dobbiamo pių andarci. Abbiamo avuto dei dispiaceri, laggių. PETRUCCIO E papā perchč ci č andato? MADDALENA Ci č andato per fare del bene a Petruccio, per fare del bene a mamma tua.... PETRUCCIO _(interrompendola)_ Te l'ha scritto? MADDALENA Sicuro che me l'ha scritto. PETRUCCIO Voglio sentire come t'ha scritto. MADDALENA Sė, sė, ora ti faccio sentire. _(Cava dal petto una lettera e, senza guardarla, finge di leggere, improvvisandone il contenuto.)_ _(Petruccio, coricato com'č, non la vede.)_ ŦCara Maddalena, tu e Petruccio dovete avere un poco di pazienza e dovete pensare che io sto qui per il vostro bene. Ti prego di dire a Petruccio che quando verrō a Genova faremo tante tante cose belle, e lui sarā contento di andare alla scuola e d'imparare come fanno tutti i ragazzi buoni come lui che tengono compagnia alla mamma e che ne sono la consolazione.ŧ _(Ha qualche lagrima negli occhi)_ ŦTi prego di dirgli pure che quando giungerō io, a te e a lui non mancherā pių nulla, e cesseranno tutte le pene, e la sera Petruccio andrā a letto tranquillo tranquillo, e poi farā dei bei sogni, proprio come se fosse un ometto grande, e il giorno dopo racconterā alla mamma tutto quello che ha sognato.ŧ Hai sentito? _(_PETRUCCIO _si č addormentato di un sonno di languore.)_ MADDALENA _(fra sč:)_ Dorme. _(Gli solleva il capo, glie lo adagia su un cuscino del divano. Si toglie lo scialle e ne copre il bambino.)_ SCENA II. MADDALENA, PETRUCCIO, MICHELE. MICHELE _(di dentro)_ Maddalena! MADDALENA Oh! MICHELE Apri, Maddalena, sono io. MADDALENA _(va all'uscio di scala, tira il lucchetto, ed apre.)_ MICHELE _(entrando ansioso)_ Č arrivato Antonio? MADDALENA No. _(Lo guarda entrare, interrogandolo con gli occhi.)_ MICHELE _(si avanza affranto, silenzioso, e siede. -- Pausa.)_ MADDALENA La lettera che ricevemmo ieri, del resto, non precisava nč l'ora nč il giorno. MICHELE Nelle sue parole a me parve di capire che stesse per tornare. E poi ribatteva sul chiodo della urgente partenza per l'America. MADDALENA E diceva giusto. MICHELE Diceva giusto, ma partire senza un poco di danaro sarebbe un'imprudenza grossa, specialmente per noi che non siamo gente fortunata. Questa č anche la sua idea. E, dunque, se parlava proprio di partenza, significa che sapeva di poter venire a una buona conclusione da un momento all'altro. Non ho voluto fartene accorgere, ma io come io lo aspettavo fin da stamane. Ci contavo, ecco. Mi sono sbagliato, e, maledetto il diavolo!, ho lasciato passare le ore senza provvedere a niente. MADDALENA Tanto, che c'era da fare? MICHELE Avrei potuto portare qualche altra cosa all'Agenzia. MADDALENA Ci č appena per dormire, papā Michele. MICHELE No. Ci č anche un po' di biancheria e un soprabito, che egli appunto mi consegnō affinchč, all'occorrenza, se ne cavasse qualche soldo. Ma era roba sua, intendi? M'č mancato il coraggio.... E l'ho tenuto da parte con la speranza di metterla in salvo. MADDALENA Perō, quando siete uscito, che giā calava il sole, vi ho visto pių nero del solito. Non ci credevate pių che egli arriverebbe in giornata? MICHELE Ci credevo e non ci credevo. Mi ricordavo che nella penultima lettera mi raccomandō di non stare a guardare l'orario della ferrovia, perchč -- diceva lui -- Ŧč molto probabile che se vengo col danaro in tasca dovrō immediatamente recarmi in varii posti e non mi sarā possibile di correre difilato a casa.ŧ E io non ho guardato l'orario, e a una cert'ora mi son detto: se non giunge, come si fa? _(Pausa.)_ Eravamo digiuni da circa quarantotto ore, e mi rodevo dentro, non per me che sono carne dura, ma per quello lė... _(indicando Petruccio)_, per quella povera anima innocente, e per te, per te, che sei anche incinta.... Mi sono aggirato per le strade piene di folla, facendomi condurre dalle gambe, andando su e gių a caso, come un cane senza padrone. Come si fa? -- ripetevo fra me: -- Come si fa? Era tardi. Era notte. Le agenzie stavano chiuse. Bussare alla porta delle persone di cui eravamo giā debitori non potevo. E allora.... Oh!... _(Si covre il viso con la mano.)_ MADDALENA Papā Michele, voi soffrite! MICHELE Avrei voluto che questa mano fosse andata in frantumi, come quella che non ho pių, tra le ruote di una macchina, piuttosto che stenderla per chiedere l'elemosina; eppure... alla cantonata di un vicoletto oscuro, nascondendomi come un ladro, _(animandosi nel martirio del ricordo)_ vergognosamente l'ho stesa! MADDALENA _(per fargli abbassare la voce)_ Sst!, che Petruccio non senta! MICHELE _(sommessamente)_ E coloro che mi passavano davanti, mi prendevano per un impostore, e, guardandomi di sbieco, quasi impauriti affrettavano il passo... si allontanavano... sparivano. _(Pausa.)_ Ho tentato non so quante volte. Sempre inutilmente. Poi, a un tratto, non ho pių potuto.... E ho preso la via di casa.... Il sangue mi affluiva alla faccia. Arrossivo. Mi pareva d'aver commessa l'azione pių vile che l'uomo possa commettere. E il peggio era che, dopo d'averla commessa, venivo qui senza portarvi neanche un pezzo di pane. Che sofferenze! E che avvilimento! MADDALENA _(annichilita, piegando la fronte, siede.)_ E tutto questo, papā Michele, per causa mia. MICHELE Ma che! MADDALENA Se il giorno in cui andai a rifugiarmi nella casa e nel cuore di Antonio, avessi invece saputo morire insieme con mio figlio o accondiscendere a un qualunque basso mercato, quanto meno vi peserebbe, ora, la vostra miseria e come sarebbero pių lievi i tormenti vostri e di quel disgraziato! MICHELE Non pensare a queste cose, Maddalena. Se egli te le leggesse negli occhi, ne impazzirebbe. PETRUCCIO _(quasi in dormiveglia)_ Č venuto papā? MADDALENA No, non ancora, Petruccio; ma il nonno dice che verrā tra breve. PETRUCCIO Dov'č il nonno? MICHELE Sono qua. PETRUCCIO E tu che mi hai portato? MADDALENA _(andandogli dappresso)_ Che poteva portarti il povero nonno? Č andato a spasso che era giā sera. Le botteghe non sono aperte che di giorno. Vuoi che mamma tua ti metta a letto? PETRUCCIO _(tuttora disteso e assonnato)_ E tu sarai sempre vicino a me? MADDALENA Sempre vicino a te la mamma tua, si capisce! PETRUCCIO E mi terrai le mani strette strette? MADDALENA Sė, amore mio. PETRUCCIO _(supplichevole)_ No... restiamo qua. Č meglio. MADDALENA A dormire cosė, Petruccio, ti fa male.... Andiamo, amore mio. PETRUCCIO No... no.... _(Richiude gli occhi.)_ MICHELE Perchč non vuole? MADDALENA Non č che non voglia; ma č debolino. Appena svegliato, si riaddormenta. Ecco, dorme un'altra volta. MICHELE Mettilo a letto piano piano. MADDALENA Questo voglio fare. _(Con mano lieve, gli sbottona un po' gli abiti, gli toglie le scarpette.)_ MICHELE Anch'io ho bisogno di stendermi. Sono tanto stanco! Ho addosso un sonno di piombo. _(Sgranchisce il braccio, sbadigliando.)_ MADDALENA Un po' di riposo vi farā bene. MICHELE E tu? MADDALENA Per me, sarā difficile. Avessi almeno la risorsa della stanchezza! Tenterō. _(Delicatamente, prende in braccio il bambino.)_ MICHELE _(si stende sul divano.)_ PETRUCCIO (quasi dormendo, sentendosi portar via) No... no.... MADDALENA Č mamma tua, č mamma tua.... _(Smorza il lume, e, con il bambino attaccato al collo, cautamente si avvia a sinistra.)_ PETRUCCIO No... no.... MADDALENA Č mamma tua, amore mio, č mamma tua.... _(Esce.)_ SCENA III. ANTONIO, MICHELE, _poi_ MADDALENA. ANTONIO _(apre con una sua chiave l'uscio di fondo, entra pallidissimo, stranamente circospetto. Il suo corpo ha il tremito dei brividi. Depone a terra una valigetta. Accende un fiammifero e con esso il lume a olio. Guarda intorno. Mormora:)_ Oh, il babbo qui. _(Va verso di lui, come per svegliarlo. Poi, si trattiene. Presso il tavolino, siede. Cava da una tasca interna della giacca molto danaro in biglietti. Li conta. E torna a metterli in tasca. Si alza, si accosta a Michele e chiama sottovoce:)_ Babbo, babbo! MICHELE _(sussultando, si drizza d'un sųbito.)_ Oh! Finalmente, finalmente! ANTONIO Non ti eccitare babbo, e, se Maddalena dorme, parla piano. MICHELE Insomma, che notizie? ANTONIO _(dissimulando la sua emozione)_ Buone. MICHELE _(animandosi di speranze)_ Salviati ha accondisceso? ANTONIO Ha accondisceso. MICHELE _(con un moto di giubilo)_ Possibile?! ANTONIO Se te lo dico io! MICHELE Ha finito col riconoscere i tuoi diritti? ANTONIO Quali? MICHELE I tuoi diritti di inventore, almeno, non li ha riconosciuti? ANTONIO E non era forse egli divenuto giā legalmente proprietario del mio brevetto? MICHELE E allora che č? ANTONIO Un dono, una largizione.... MICHELE Ma, lui, si č compromesso? ANTONIO Ho qui il danaro. MICHELE E non sei pazzo di contentezza?! ANTONIO Sė, ma.... MICHELE Eh!, capisco. I tuoi poveri nervi.... ANTONIO Li ho dovuti mettere sotto una macina, babbo, i miei nervi. MICHELE Immagino. ANTONIO No, non puoi immaginarlo. MICHELE Ma adesso devi tranquillarti, devi rimetterti in salute. ANTONIO Io sto bene. Non lo vedi che sto bene? MICHELE E quanto ti ha dato? ANTONIO Abbastanza. Ci sarā da respirare. Siedi. Appunto di ciō dobbiamo parlare tra noi due. MICHELE E non vuoi dar sųbito questa consolazione a Maddalena? Sono sicuro che non dorme. Č sui carboni ardenti quella poveretta. ANTONIO _(vorrebbe indugiare.)_ MICHELE _(senza badargli, chiama festosamente:)_ Maddalena, Maddalena, č arrivato Antonio! MADDALENA _(entra di corsa, slanciandosi ad abbracciare Antonio)_ Oh, Antonio! ANTONIO Or ora sono arrivato, sai. MICHELE Ed č carico di danaro. MADDALENA Davvero?! ANTONIO Sė, sė, davvero. MADDALENA E come hai fatto? Dimmi, come hai fatto? Č un prodigio! ANTONIO Addirittura?! MADDALENA Se non mi dici come hai fatto, io crederō di sognare. ANTONIO Evvia! Č poi cosė strano che io non sia pių un pezzente? Ti pare una enormezza, eh? Ti pare ingiusto? Pare ingiusto anche a te? MADDALENA _(mortificata)_ Quando partisti non avevi quasi alcuna speranza, buono mio. Perchč adesso mi rimproveri ch'io mi meravigli? ANTONIO No, no, non ti rimprovero.... _(Affettuosissimo)_ Sarei disgustevole se rimproverassi proprio te, povera piccola. Ma non interrogarmi troppo, te ne prego. Ho dovuto costringere il mio temperamento a umiliazioni di cui mi dā fastidio perfino il ricordo. MADDALENA Va lā: ti conosco, non sei uomo da inginocchiarti dinanzi a nessuno. Tu esageri. Ti allucini. Hai chiesto una parte di quello che ti spettava e l'hai avuta. Questo č tutto. MICHELE E non ci puō essere altro. ANTONIO _(inquieto, vibrante)_ Ma finitela, finitela con le supposizioni. Non vi accorgete che mi seccano, che m'irritano, che mi sconvolgono? Il solo fatto importante č che, per ora, ci sarā da vivere. Verso di voi, io ho adempiuto al mio dovere. _(Rude)_ Il resto non vi riguarda. Convincetevi di questo, e badate che č necessario di non dimenticarlo. _(Breve pausa)_ Il bimbo come sta? MADDALENA L'ho messo a letto. Dormiva giā in piedi. ANTONIO A stomaco vuoto, non ne dubito. Sveglialo e dāgli da cena. _(Cava dalle tasche qualche involto e qualche pane.)_ E prendi un boccone anche tu: fammi questo piacere. MADDALENA Ma sė, sė, volentieri. ANTONIO Va, mia buona Maddalena.... Io devo stare un po' col babbo.... Poi ti chiamerō. MADDALENA Non hai nulla contro di me? ANTONIO Contro di te? _(Stringendole ambo le mani)_ Io ti adoro. MADDALENA _(esce.)_ SCENA IV. MICHELE _e_ ANTONIO ANTONIO _(si avvicina all'uscio a destra e, guardingo, lo chiude. Indi, andando verso Michele)_ Babbo, queste sono poco pių di quarantotto mila lire. _(Gliele porge.)_ MICHELE Perbacco! _(Le mette sulla scrivania e le guarda.)_ ANTONIO Dici che č troppo? MICHELE Che c'entra? Io gioisco. Io sento aprirmi il cuore, ecco! ANTONIO Credevo che.... MICHELE Ma non fantasticare cosė! Che diavolo! Mi sembri pazzo, mi sembri. _(Presso la scrivania, siedono tutti e due, l'uno di faccia all'altro.)_ ANTONIO Erano cinquantamila.... Io sono giunto da parecchie ore, e ho sbrigate molte faccende.... Ho pagato tutti i nostri debitucci.... MICHELE Temevi che i creditori scappassero? ANTONIO E no. C'era della buona gente che in questi ultimi mesi ci ha fatto credito, e non bisognava trascurarla. MICHELE E sta bene. ANTONIO Sicchč, seicentoventi se ne sono andate. Altre quattrocento le ritengo io.... MICHELE O perchč mi racconti queste cose?... ANTONIO Lasciami dire.... Altre quattrocento le ritengo io... perchč mi potranno servire. E col resto ho preso i biglietti per te, per Maddalena e per Petruccio. MICHELE Che biglietti? ANTONIO Questi. _(Mettendoli insieme col danaro)_ Domani mattina, voi vi imbarcherete sul _Washington_.... MICHELE Domani mattina?!... Cosė?! A rotta di collo?! ANTONIO E non te l'ho avvertito da un pezzo, non te l'ho anche scritto, che il giorno in cui si possedesse un po' di quattrini si partirebbe immediatamente per l'America? MICHELE Ma come! Senza neanche prender fiato? ANTONIO Che fiato vuoi prendere? Giacchč avete quanto vi occorre per poter poggiare il piede su un'altra terra, per poter esperimentare, a bene o a male, un'altra aria, un altro mondo, per poter vedere una gente diversa, con virtų e con difetti diversi dai nostri, e, forse, chi sa, meno imperfetta di noi, o magari pių imperfetta, ma pių giovane, pių florida, pių sicura, con le spalle volte al passato e gli occhi fissi all'avvenire, che scopo c'č di stare a perdere qui il tempo e la salute? Che scopo? Che ragione? Che vantaggio? MICHELE Io non so niente. Tu mi fai girare la testa. E poi, che č? Tu parli di me, parli di Maddalena, di Petruccio.... E di te, non parli! Non parli di te? ANTONIO Io non potrō venire con voi. MICHELE No?! ANTONIO .... Per ora, s'intende. MICHELE Ah, per ora? ANTONIO .... Ma io vi raggiungerō. MICHELE E non sarebbe meglio aspettarti? ANTONIO Non sarebbe meglio, perchč non so con precisione quando i miei affari mi permetteranno di partire. MICHELE Quali affari? ANTONIO Oh Dio, non posso avere ancora degli affari? MICHELE Sė, puoi averli, ma, disgraziatamente, non li hai. ANTONIO Tu t'inganni, babbo. MICHELE E allora quali sono? Si puō sapere quali sono? ANTONIO _(eccitandosi)_ Ma, santodio!, tu mi fai un interrogatorio da giudice istruttore. MICHELE E tu mi parli come ad un estraneo, ed č la prima volta che mi tratti cosė... e ciō mi fa male, mi fa male assai! _(Un silenzio.)_ ANTONIO _(commosso, sollevandogli la testa, quasi carezzandolo)_ No, babbo, no.... Non mi son mai sentito legato a te come in questo momento, e di te non ho avuto mai tanto bisogno quanto ne avrō da questo momento in poi. MICHELE Se fosse vero! ANTONIO Vedrai che č vero, vecchio mio, e perciō tu devi farmi la grazia di riunire tutte le tue forze, tu devi ringiovanire per essere pronto al tuo nuovo esperimento. MICHELE Sta' tranquillo. Questo braccio che mi resta č robusto come dieci braccia insieme, e la mia mente di ignorante č ancora giovine come la terra non coltivata. Tu sei mio figlio, e sei anche il mio maestro. Su, insegnami quello che ho da fare. Ti prometto che sarai contento di me. ANTONIO Quello che hai da fare č difficile ed č grande. Io affido a te Petruccio e Maddalena e il bimbo che nascerā fra pochi mesi: e tu dovrai aspettare gli eventi con serenitā e renderne a loro pių lieve l'urto col tuo coraggio e con la tua saggezza. MICHELE _(spalancando gli occhi)_ Antonio?! ANTONIO Sentimi bene. Con Maddalena, tu parlerai o tacerai o mentirai secondo che ti parrā pių utile alla salute del suo corpo e del suo spirito il mentire, il parlare o il tacere. Tu le impedirai di lavorare se lassų, come da noi, il lavoro della donna non č circondato dalle maggiori garantie di rispetto e d'indipendenza, e glielo impedirai se le sue funzioni e la sua tenerezza di madre ne dovessero soffrire. Mi intendi? Tu cercherai, inoltre, di educare i miei figli come hai educato me, valutandone l'intelligenza e interpretandone gli istinti. Se, con me, la prova č fallita, non monta! E quando essi avranno una coscienza, quando avranno una chiara percezione della vita, tu racconterai la mia storia _tutta intera_ e dirai loro, senza restrizioni, la veritā. M'intendi tu, babbo? MICHELE _(che ha udito quasi trasognato, č preso da un tremito di paura)_ Ma... dunque... noi ci separiamo per sempre? ANTONIO _(sųbito, ma visibilmente non sincero)_ Per sempre, no. MICHELE E allora, perchč tutto questo? ANTONIO Perchč non c'č nulla che non possa accadere. MICHELE Non sei sicuro che ci raggiungerai tra breve? ANTONIO Tra breve, non so. MICHELE E quanto tempo ritarderai? ANTONIO Non so, non so. MICHELE Ma che cosa mi nascondi? ANTONIO Babbo, io ti ho supplicato di essere sereno e coraggioso; e se vuoi aiutarmi veramente, č indispensabile che tu non indaghi di pių. MICHELE E mi raccomandi di dire la veritā ai tuoi figli? ANTONIO La saprai, non dubitare. MICHELE Troppo tardi, forse. ANTONIO Sempre in tempo per loro! MICHELE Io penso a te in questo momento, io penso alla vita tua. ANTONIO _(con uno scatto)_ L'amo anch'io la mia vita, purtroppo, e sarei desolato di rinunziare a questo beneficio immenso! MICHELE Ma tu corri qualche grave pericolo!? ANTONIO Taci per caritā, che Maddalena non comprenda i tuoi dubbî.... Io non corro nessun pericolo vero.... Credimi. Quello che m'impedisce di venire con voi non č, in fondo, che un altro dovere urgente, un dovere sacro che non posso fare a meno di compiere. Io spero pių che non dica. Acquičtati, babbo, acquičtati, aspetta ed abbi fede. Noi dovremo separarci questa sera stessa, fra pochi minuti, perchč mi tarda di ritornare a Napoli, e non voglio perdere il treno della mezzanotte. Custodisci questo denaro e conserva anche questa lettera indirizzata al mio amico Luciano Fiorentini _(glie la dā)_, che č da dieci anni a New-York e che saprā mettervi a posto. MICHELE _(esegue.)_ ANTONIO _(continuando)_ Superfluo aggiungere che nč a te nč a me č consentito di rivelare quello che ci sta nell'animo. Dobbiamo badare sopra tutto a Maddalena. Se ella avesse dei sospetti sinistri, non partirebbe pių, nč mi lascerebbe partire, e le conseguenze sarebbero disastrose per tutti. Hai capito bene? MICHELE _(col capo, fa cenno di sė.)_ ANTONIO Sicchč, cerca tu di padroneggiarti e di stare in gambe, chč al resto ci penso io. MICHELE _(alzandosi con uno sforzo, gravemente)_ Ti obbedisco. ANTONIO _(Gli va vicino e se lo stringe fra le braccia come per ribadire il patto.)_ Tu mi giuri che domani mattina partirete? MICHELE _(con poca voce, mettendosi la mano sul petto)_ Te lo giuro! ANTONIO _(cambiando tono e quasi gridando, chiama:)_ Maddalena! Maddalena! SCENA V. ANTONIO, MICHELE, MADDALENA. MADDALENA _(entrando)_ Eh, che congiura! ANTONIO _(tentando di sembrare quasi allegro, si frega le mani)_ Be', si fa quel che si puō contro i birboni e contro il diavolo! E con un po' di congiura, i nuvoloni si son dileguati, lui, il vecchio _(accennando a Michele)_ č ancora Ŧsotto il peso di cupi pensieriŧ. _(Ridendo)_ Ah! ah! ah! ah! Poveraccio! In dieci minuti gli ho dovuto parlare di cento e una cosa. Ma, per fortuna, tutto č stato messo a posto. _(a Michele:)_ No? MICHELE Certo. ANTONIO E adesso, a te, piccola mia, e poche chiacchiere. Si va via! Si parte senza pensarci su due volte. MADDALENA _(lietamente)_ Si parte davvero per l'America? ANTONIO Per l'America, sissignora! MADDALENA Che gioia! ANTONIO Sei contenta? Oh, meno male! MADDALENA E partiamo proprio sųbito? ANTONIO Tu, non pių tardi di domani. Parti col babbo e col bimbo.... Cioč, che dico?... coi bimbi, perchč, ohč, oramai, sono in due. _(Ridendo)_ Ah! ah! ah! MICHELE _(s'č tratto indietro per nascondere le sue sofferenze.)_ ANTONIO _(con gli occhi e con un gesto furtivo lo esorta a non tradirsi.)_ MADDALENA _(ad Antonio:)_ E tu? E tu? ANTONIO Ho spiegato al babbo le ragioni per cui io debbo trattenermi ancora un mesetto in Italia, girovagando peggio d'un commesso viaggiatore. A te le spiegherō pių diffusamente per lettera, e ti prego, piccola mia, di non obbligarmi, stasera, a ripetizioni inutili. Ho giā tanto parlato che se non crepo come una cicala č un miracolo! MADDALENA _(timida)_ Io non ti domando pių niente; ma almeno si potrebbe.... ANTONIO _(interrompendola subitamente)_ Cosa? Cosa si potrebbe? Si potrebbe lasciar fare a quest'uomo di genio, come mi chiamava papā Michele fin da quando ero lungo appena un metro, e si potrebbe anche compiere due nobilissime azioni: cambiare la biancheria in quella valigetta e permettermi, intanto, una visitina al mio primogenito, che se ne sta a letto, cosė come se niente fosse. MADDALENA Per la biancheria, c'č tempo. ANTONIO Non te l'ho detto che se manco la corsa di mezzanotte, comprometto un affare coi fiocchi? MADDALENA _(turbata, abbassando gli occhi)_ Questo non me lo avevi detto. ANTONIO E che vuoi? I quattrini mi dānno alla testa!... _(Guardando Maddalena)_ E adesso mi fai il muso, mi fai? MADDALENA Non potevo immaginare che tu fossi venuto a casa tua per pochi minuti soltanto. ANTONIO Ih, il gran guaio!... Come se fosse la prima volta! E poi, tu ne sei persuasa che ci troviamo in un momento eccezionale.... _(Animandosi falsamente)_ Su, su, Maddalena! Senza malinconia e senza musi! Guarda come sono arzillo io. MADDALENA _(ha qualche lagrima.)_ ANTONIO No, non cosė, _(carezzandole la fronte)_ non cosė, bambina che sei! Con quei lucciconi, fai impappinare anche me.... E, allora, che si conclude? _(Le asciuga gli occhi.)_ Ti secca di non stare un po' con me prima di partire? D'accordo. Ma l'avvenire non lo conti per nulla? Noi ci rifaremo! _(Spasimando dentro e continuando a sovraeccitarsi in un'esagerata gaiezza)_ E saranno pazzie, Maddalena! Cose dell'altro mondo!... Cose d'America, insomma!... Tu ed io, per esempio, metteremo su una fabbrica di figliuoli... come non se ne sono visti mai. Con la civiltā, si riesce a tutto!... MICHELE _(č sempre appartato, assistendo alla finzione, guardando con gli umidi occhi dolenti e pensosi, scrollando il capo di tanto in tanto.)_ ANTONIO E papā Michele farā da sorvegliante!... Dico bene, papā Michele? _(Vedendo che Michele non riesce a dominarsi e a secondare la celia, gli si avvicina con un pretesto.)_ E senti quest'altra, tu, ma all'orecchio.... _(Poi, abbassando molto la voce)_ Non stare cosė, vivaddio!, che mi rovini peggio! _(Staccandosi con uno scoppio di risa pazze)_ Ah! ah! ah! Ma questo dev'essere un segreto fra me e te!... Ah! ah! ah! E tu, Maddalena, vorresti che ci mettessimo a piagnucolare? T'avverto che sono rigorosamente vietate le lagrime sino a nuovo ordine, e i contravventori saranno puniti con multa da lire cinque a lire... quarantottomila! Attenti che va a monte la fabbrica di figliuoli! Il primogenito dorme giā tranquillamente su i suoi diritti di unico erede?... Ma lo sveglio io! Perbacco, se lo sveglio! _(Chiassando sull'uscio a sinistra)_ O poltrone di un figlio, a letto si riceve il babbo che arriva? _(Ridendo pių forte)_ Che salto che ha fatto! Ah! ah! ah! ah! _(Esce.)_ SCENA VI. MICHELE e MADDALENA. MADDALENA _(Resta incerta, come intontita, girando un po' gli sguardi intorno. Indi, ricordando l'incarico datole da Antonio, lentissimamente apre la valigetta e ne toglie la biancheria.)_ _(Un lungo silenzio.)_ MICHELE _(seduto, evitando gli sguardi di Maddalena e cercando di parlare con voce calma)_ Guarda che nel baule ci devono essere quelle camėce e quel soprabito di cui t'ho parlato. MADDALENA _(inginocchiandosi presso il baule, lo apre.)_ MICHELE Ci sono? MADDALENA Sė. _(Prende la roba e, con garbo, la mette nella valigia.)_ MICHELE Ce l'hai tu la chiave del baule? MADDALENA Io non ce l'ho. MICHELE Che ci stia dentro? MADDALENA _(guardando)_ No. Si sarā dispersa. MICHELE Si dovrā provvedere domani mattina. MADDALENA _(ancora intenta alla bisogna)_ A che ora dovremo imbarcarci? MICHELE Verso le undici sarā bene trovarci a bordo. MADDALENA Non c'č proprio speranza che egli s'imbarchi con noi? MICHELE Da capo!... MADDALENA No, no, sto zitta. MICHELE Antonio, non č uno strampalato. MADDALENA No, certamente. MICHELE Ha il suo programma, e sa quello che fa e quello che vuole. MADDALENA Chi lo nega? MICHELE E se si comincia a lavorare di fantasia, capirai!... MADDALENA _(cavando moltissime carte dal baule)_ Queste carte, ce le portiamo noi? MICHELE Mettile nella sua valigia. Sono disegni, statistiche, progetti.... Gli potranno servire. C'entra tutto? MADDALENA Sė: la biancheria č poca. _(Nella valigia sgangherata e sporca ripone, accuratamente, le carte.)_ Fortuna che un mese passa presto! MICHELE E fossero anche due mesi!... MADDALENA Ciō che mi spaventa č l'enorme lontananza. MICHELE Al giorno d'oggi, non ci sono pių lontananze enormi. Il mondo č diventato cosė piccolo! Giā, lo stesso contegno di lui dovrebbe bastare a darti animo. _(Breve pausa.)_ MADDALENA L'America, del resto, era il suo sogno dorato. MICHELE E il tuo, no? MADDALENA _(che ha terminato di fare la valigia)_ Se non fosse per questa partenza a precipizio e per il pensiero di lasciare lui in Italia, io non saprei desiderare di meglio. _(Rianimandosi)_ Ci pensate voi, papā Michele? Romperla col passato! Quasi rinascere! Ricominciare a costruirsi una vita con altre abitudini, con altre idee, con altre leggi, con un altro linguaggio! MICHELE _(si sforza di sorridere.)_ MADDALENA La lingua inglese, papā Michele, ve la insegno io. Petruccio e voi sarete i miei scolaretti! MICHELE E quello che verrā fuori...? MADDALENA Che che! Quello lė lo faccio nascere addirittura americano, e non avrā tanti impicci! SCENA VII. MADDALENA, MICHELE, ANTONIO, _la voce di_ PETRUCCIO. ANTONIO _(rientra, e resta presso l'uscio, ascoltando con profonda tristezza.)_ MADDALENA _(che ha le spalle volte all'uscio, non lo vede e continua a parlare con papā Michele:)_ Ve lo immaginate voi, papā Michele, questo americanino in fasce? _(Batte le mani festosamente.)_ MICHELE Brava, brava, Maddalena! Allegra ti voglio! MADDALENA E io vi accontenterō. Vedrete, vedrete che sarō anch'io arzilla come Antonio. Ma, in compenso, che cosa mi promettete, voi? MICHELE _(cercando pių che mai di nascondere la propria fisonomia, neanche lui si accorge di Antonio)_ Dimmelo tu. MADDALENA Mi promettete che riusciremo davvero ad essere un po' felici? MICHELE Eh, figliuola mia, si farā del nostro meglio! ANTONIO _(avanzandosi e ripigliando il falso tono di allegria)_ E non lesinare tanto, chč l'avarizia č peccato mortale! MADDALENA _(andando a lui)_ E tu non mi prometti niente? ANTONIO Č fatta sė o no questa valigia, chiacchierona? MADDALENA Sė, č fatta. E c'č anche il soprabito! ANTONIO Quale? MADDALENA _(pigliandolo dalla valigia)_ Questo. ANTONIO Oh, chi si rivede! Non era pegnorato? MADDALENA _(spolverandolo con le mani)_ Papā Michele lo mise in salvo. ANTONIO E cāpita giusto. Stanotte farā un po' freschino, in treno. Dammi, dammi, che me lo infilo. MADDALENA Ti riscaldi troppo, adesso. Quando uscirai.... ANTONIO Eh, ma ci siamo. MADDALENA Di giā? ANTONIO _(prendendo il soprabito)_ Presto, presto! _(E se lo infila.)_ MADDALENA Che fretta! ANTONIO Se credi che il treno faccia il comodo nostro.... MADDALENA Appena giunti, telegraferemo; ma dove? ANTONIO A Napoli, fermo in posta. MICHELE _(in un canto, ora piange silenziosamente.)_ MADDALENA E tu scriverai sųbito.... ANTONIO Scriverō sųbito, s'intende. Indirizzerō le lettere a Luciano Fiorentini. Il babbo sa tutto, e ti dirā tutto. MADDALENA _(aggrappandosi al collo di lui)_ Abbracciami forte. ANTONIO Sė, Maddalena, _(abbracciandola energicamente)_ tanto forte da sentire come se nulla al mondo potesse distaccarci. E io l'ho sempre pensato, Maddalena, di non separarci mai, mai, fino alla morte; l'ho sempre voluto, e lo voglio ancora... perchč ti ho amata ogni giorno di pių, sai, e, ogni giorno, ogni giorno, si č pių stretta a te questa mia povera esistenza. MADDALENA Sono la tua piccina? ANTONIO Sė! la mia piccina, la mia piccina.... _(La bacia e la ribacia intensamente commosso. Poi, chiamando Michele:)_ E tu, vecchio? Vieni qua!... MICHELE _(gli si accosta.)_ ANTONIO _(abbracciando Michele e Maddalena e tenendoseli serrati al petto)_ Cosė, cosė, tutti e tre insieme.... Insieme anche da lontano, non č vero? Coraggiosamente, fedelmente insieme! _(Le guance gli si rigano di qualche lagrima. Con uno sforzo supremo, si frena.)_ Oh oh, dimenticavo la multa! Ci facevo una bella figura! Animo! Č tardi! Via, via, a grande velocitā! _(Si distacca e piglia il cappello.)_ _La voce di_ PETRUCCIO _(di dentro)_ Babbo, non me lo dāi un altro bacino? ANTONIO _(si ferma di botto)_ Eh,... mi pare che abbia ragione, lui! Gli ho ordinato di non muoversi dal letto, e, difatti, non s'č mosso. Un altro bacino se lo merita. _(Gridando)_ Un momento, galantuomo, un momento e sono da voi _(a Michele.)_ Intanto, tu, vecchio, vammi a prendere una carrozza... altrimenti resto a terra. _(Lo spinge fuori.)_ MICHELE _(esce dal fondo.)_ MADDALENA E io ti porto gių la valigia. _(La prende.)_ ANTONIO Bel pretesto per rubarmi qualche altro minuto in portineria! MADDALENA _(uscendo con la valigia)_ Attento, papā Michele, che c'č buio. ANTONIO _(all'uscio in fondo)_ Ohč! Una carrozza elegante ha da essere.... Viaggio da principe, ormai, e me ne infischio! _La voce di_ MICHELE _(dalle scale)_ Ho capito, ho capito! ANTONIO _(resta finalmente solo, e il pianto lo vince. Gli occhi riboccano di lagrime, I singhiozzi gli rompono il petto. Appoggiando il dorso allo stipite della porta, si copre la faccia con le mani.)_ _La voce di_ PETRUCCIO Babbo, non vieni? ANTONIO _(dominandosi)_ Sė, Petruccio.... Vengo, vengo. _(Attraversa la camera, ed entra a destra.)_ _(Sipario.)_ ATTO TERZO. _Una bettola a Borgo Loreto. Tavole bisunte, panche e seggiole rozze e sciancate. A una delle pareti affumicate si scorge appena il profilo d'un pulcinella beone ingenuamente disegnato con in mano una guastada di vino, e si distingue meglio il biancore della sua camicia abbondante. Accanto a lui, si scorgono anche i resti d'un don Nicola con il cappello a tre punte, con un colletto che ha la forma di due vele riunite e con la giubba a coda di rondine. Č sera. Qualche lanternone polveroso illumina pallidamente l'interno della bettola. Ma una luce un po' pių vivida si diffonde da lumi a petrolio che sono sul banco di vendita, il quale si stende parallelo alla parete destra. Su questo banco, sono cataste di piatti e bicchieri e forchette e coltelli e, a un capo di esso, si erge una grande spira di ferro tutta fornita di punteruoli verticali, che, ficcati nelle bocche delle vuote guastade di ogni dimensione, le tengono ritte con le pance in su. Una porta spalancata, in fondo, dā sulla strada, di tanto in tanto attraversata da popolani e da venditori ambulanti di frutta, di lumache, di lupini. Presso la porta, su certe scansie digradanti a mo' di scaletta, č la mostra di formaggi, di uova, di erbe mangerecce, di polpi, di aringhe. In un angolo, dietro il banco, un fornello con qualche pignatta. La volta del soffitto, nella penombra, par che pesi sull'aria malsana._ SCENA I. PASQUALE _bettoliere_, LAROSSA, PANUNZIO, MAGLIUOLO, _il_ MORO, RAFFAELE, FILOMENA, _poi_, _due_ CEFFI _senza nome_. _(Seduti presso una tavola piccola, RAFFAELE e FILOMENA cenano. In fondo, LAROSSA e PANUNZIO, a cavalcioni d'una panca, giuocano alla morra[1]. Il bettoliere č in faccende dietro il banco. MAGLIUOLO č solo, accasciato, su una sedia. Il MORO, in piedi, lo contempla.)_ [1] Il giuoco della morra č cosė: I due avversari stringono il pugno della mano destra, e poi, con una vibrazione del braccio, stendono quante dita vogliono e pronunziano, simultaneamente, un numero da due a dieci. Chi per caso ha indovinato la somma dei due numeri indicati dalle dita stese da ciascuno, č il vincitore. LAROSSA e PANUNZIO _(simultaneamente -- con un grido secco)_ Sette! Cinque! Otto! Sei! Cinque! Quattro! Nove! Nove! LAROSSA _(che ha perduto, paga un gruzzolo di soldi.)_ Piglia. Un'altra mezza lira? PANUNZIO Ah, no. Aspetta. MAGLIUOLO _(con gli occhi imbambolati, la testa penzolante sul petto, brontola una funebre cantilena:)_ Lo lō, lollorō... Lo lō, lollorō... Lo lō, lollorō.... IL MORO _(scrolla il capo, compassionevolmente.)_ RAFFAELE Don Pasqualino, scusate, portateci delle noci. Ma quelle di Sorrento, eh? PASQUALE Sissignore. FILOMENA _(facendo la schizzinosa)_ Ma no, non c'č bisogno.... RAFFAELE Con me, i complimenti ce li perdete. LAROSSA e PANUNZIO _(giocando) (insieme)_ Dieci! Quattro! Tre! Tre! Due! Dieci! Otto! Sette! Sette! Tre! PANUNZIO _(sguaiatamente ride perchč ha ancora vinto.)_ Ah! ah! ah! PASQUALE _(serve le noci.)_ RAFFAELE _(a Pasquale:)_ E fateci questo conto. PASQUALE Undici soldi i polpi, otto soldi la frittata e sono diciannove, quattro di formaggio e sono ventitre, quattordici di vino... e sono trentasette, quattro soldi di pane e noci e sarebbero quarantuno: fate giusto due lire. RAFFAELE _(cava pomposamente di tasca il portafogli e vi cerca la moneta.)_ MAGLIUOLO Lo lō, lollorō.... Lo lō, lollorō.... RAFFAELE _(a Pasquale:)_ Mi dovreste cambiare una carta da venticinque. PASQUALE Ma non c'č fretta.... Vi pare! RAFFAELE Mi fate credito? PASQUALE A voi?! Mi dispiace che č cosa da niente. RAFFAELE Voi siete un uomo che capite. LAROSSA _(piano, a Panunzio:)_ Credi a me, quella č la moglie del gobbo. PANUNZIO E lui? LAROSSA Č Raffaele il butterato, quel cocchiere di Porta Nolana che dā il danaro ad interesse. PANUNZIO Ah? IL MORO _(a Magliuolo:)_ Volete che vi accompagni io a casa, don Saverio? Al vino non ci eravate abituato. Siete ubbriaco fradicio. Che ci state a fare, qui? MAGLIUOLO A casa non ci vado. C'č la morta con le candele! IL MORO Ma no, no, non c'č pių, da una settimana non c'č pių. MAGLIUOLO Lo lō, lollorō.... _(E resta immobile, come in un letargo.)_ _(Entrano due Ceffi misteriosi -- e siedono presso una piccola tavola; -- vi battono sopra col bastone per chiamare il bettoliere.)_ PASQUALE _(avvicinandosi ad essi)_ Comandate. 1š CEFFO Un mazzo di carte e due quintini. PASQUALE _(esegue.)_ _(I due si dispongono a giocare alla scopa, interrogando il mazzo per sapere chi debba far carte.)_ -- _(Uno di essi getta a terra un mozzicone di sigaro.)_ -- _(Un monello scalzo e cencioso entra carponi, come uno scoiattolo, afferra il mozzicone, e scappa.)_ LAROSSA Coraggio, Panunzio! La pace di tutto quello che mi hai vinto? PANUNZIO Ci sto. IL MORO _(s'avvicina ai giuocatori della morra.)_ LAROSSA e PANUNZIO _(giuocando) (insieme)_ Sette! Quattro! Dieci! Nove! _(Panunzio vince.)_ LAROSSA Ah, maledetta la sorte! _(E, con mal garbo, paga.)_ FILOMENA _(a Raffaele:)_ Lo sapete che di sera non ci posso venire. Domani mattina vi contento. RAFFAELE E se mi mancate? FILOMENA Per quanto voglio bene ai figli miei, v'ho detto di venire e ci vengo! RAFFAELE _(con cupidigia:)_ Che occhi assassini! 1š CEFFO _(piano, all'altro:)_ Guarda se quei quattro sono segnati nella lista dei perquisiti di ieri. 2š CEFFO Sarebbero? 1š CEFFO _(pianissimo)_ Larossa Giuseppe, Panunzio Lorenzo, Stile Salvatore, soprannominato il Moro, e Magliuolo Saverio, giā componenti della Cooperativa di quel tale Antonio Altieri e oggi operai dell'opificio Salviati. IL MORO _(a Panunzio che lo invita e che lo stuzzica:)_ E dāgli! Non voglio giocare. Hai capito? PANUNZIO Ti sei fatto santo? IL MORO Eh! Puō essere!... 2š CEFFO _(al 1š Ceffo, dopo aver consultato un taccuino:)_ Sė, tutti perquisiti ieri. 1š CEFFO _(pių forte, prendendo il mazzo e mischiando)_ Dunque, facciamo doppia e tripla? 2š CEFFO Doppia e tripla. SCENA II. MARTINO _e detti_. MARTINO _(entra con la pipa in bocca. Vedendo la moglie con Raffaele s'imbarazza e quasi vorrebbe svignarsela, fingendo di non averla vista.)_ FILOMENA _(con un poco di paura, a Raffaele:)_ Uh! Mio marito!... RAFFAELE E che fa? _(a Martino, subito:)_ Qua, qua, amicone bello. MARTINO _(ostentando sarcasmo)_ Prosit! _(E si accosta.)_ IL MORO _(a Panunzio e a Larossa:)_ Ora succede il finimondo! PANUNZIO Non succede niente. Il gobbo ci ha fatto il callo. _(Accenna al capo.)_ RAFFAELE _(a Martino:)_ Se venivate, un poco prima.... FILOMENA ... Giā, se venivi un poco prima.... MARTINO Tu, a casa! _(Piglia Filomena per un braccio e la costringe ad alzarsi.)_ FILOMENA Č stato lui che m'ha invitata.... MARTINO _(sempre tenendola)_ A casa! FILOMENA Eh, mi fai male! MARTINO Le hai lasciate sole quelle cinque anime dannate? FILOMENA Ho chiuso la porta con la chiave. MARTINO _(spingendola fuori)_ A casa! A casa! FILOMENA _(svincolandosi, va via.)_ RAFFAELE _(a Martino, con supremazia:)_ Mi pare che questa non sia la maniera di.... MARTINO _(sforzandosi di mostrarsi risentito)_ Di che? IL MORO _(a Martino, come per evitare una baruffa:)_ Č cosa di poco momento. Non vale la pena di andare in collera. MARTINO Intrigatevi dei guai vostri, voi! RAFFAELE _(a Martino, continuando:)_ Insomma, donna Filomena stava con me, e... io vi ho voluto sempre bene.... MARTINO _(umile)_ Mi avete voluto sempre bene, e questo lo so.... Invitate mia moglie a cena, e io... onore e piacere. Non dico che..., ma... mi spiego? Qua sta il busillis.... La gente sparla, e.... RAFFAELE E lasciate che sparli. Quando la coscienza č pulita! _(Offrendo)_ Un mezzo toscano? MARTINO Se me ne date uno intero, mi fate grazia. PANUNZIO _(piano a Larossa e al Moro:)_ Lo vedete che si acconciano. RAFFAELE _(dando a Martino un sigaro intero)_ Servito. MARTINO Gentilezza sempre. _(Prende il sigaro e si allontana.)_ MAGLIUOLO _(in dormiveglia)_ Lo lō, lollorō... Lo lō, lollorō.... RAFFAELE _(a Magliuolo, scuotendolo brutalmente:)_ Non cantate, che v'ho da parlare. MAGLIUOLO A me? RAFFAELE A voi. MAGLIUOLO _(ricade nel letargo.)_ 2š CEFFO _(piano, al 1š:)_ Il gobbo non c'č nella lista dei perquisiti.... 1š CEFFO E non ci deve essere. Il gobbo č roba nostra: persona onesta. RAFFAELE _(a Magliuolo:)_ Svegliatevi, don coso! La settimana č passata. MAGLIUOLO Ah? RAFFAELE Č passata, č passata, se il calendario non sbaglia. Spicciamoci almeno con gl'interessi. MAGLIUOLO _(brontolando)_ Ho fatto i funerali a mia moglie. Era vecchia, ma... cristallo puro!... Funerali bellissimi! Non ho pių niente. RAFFAELE Ma per bere ce li avete i danari? MAGLIUOLO Per bere, sė. IL MORO _(con cortesia, a Raffaele:)_ Saverio Magliuolo č stato sempre puntuale. MAGLIUOLO Ora basta! Puntuale, mai pių! IL MORO _(a Raffaele:)_ Non gli date retta. Vedrete che domani.... RAFFAELE _(interrompendo con burbanza tranquillamente minacciosa)_ Be', ma si puō sapere chi siete voi che ogni tanto vi incomodate per fatti che non vi riguardano? MARTINO _(traendo a sč Raffaele)_ Va bene, non ci badate: non č gente per voi.... _(E gli si mette al braccio.)_ IL MORO _(si gratta in testa in segno di prudenza e si scosta.)_ SCENA III. _Entrano_ LUIGI MANGIULLI, FRANCESCO GIACOBELLI, GENNARO SANTINI, _e, prima e dopo di essi, a gruppi o soli, pių di un'altra trentina di operai, dalle facce pallide, alcuni dei quali sono comparsi al primo atto. Poi_, NANNINA. _(Scambio di saluti, man mano che si entra.)_ -- Buonasera. -- Buonasera. -- Buonasera, Gennarino. -- Buonasera, Giovanni. -- Caro don Luigi! -- Don Vincenzo! -- Servo vostro. -- Padrone mio... GIACOBELLI _(si avanza parlando vivamente e gesticolando fra quattro o cinque compagni che lo ascoltano. Č livido in volto, eccitato, nervoso.)_ MAGLIUOLO _(lugubremente)_ Comincia ad avanzarsi tutto il corteo.... Ma il catafalco non lo vedo.... _(Egli si alza barcollante con gli occhi spiritati, indi ricade, pesantemente, su una sedia e si abbatte.)_ SANTINI _(gaiamente, al bettoliere, quasi abbracciandolo:)_ Don Pasqualino amabile. PASQUALINO Vino e carte? SANTINI No, niente carte. Stasera si ha da ragionare. Stiamo in cappella. Abbiamo giā un piede in galera, e non c'č tempo da perdere. _I due_ CEFFI _(confabulano.)_ ALTRE VOCI Vino! Vino! MANGIULLI E a credenza. PASQUALE _(esegue velocemente, distribuendo bicchieri e guastade.)_ RAFFAELE _(al braccio di Martino)_ Ma perchč non vi ricordate mai di me quando i compagni vostri vanno in cerca di danaro? MARTINO I miei compagni non mi vedono di buon occhio. Da che sono tornati a stare con me sotto lo stesso padrone, mi hanno sulle corna. E poi, che affare potreste combinare con questi straccioni? RAFFAELE Se dānno il pegno, io sto sicuro. E a voi il quindici per cento sugl'interessi non manca. Avete una famiglia sulle spalle, e io sono un uomo di coscienza. _(Tutti si sono seduti e ciarlano. Si ode un mormorėo confuso. Entra Nannina.)_ NANNINA _(č una donnina bella, giovanissima, pallida: occhi infossati. Č vestita poveramente, ma con una certa civetteria: gonna breve, zoccoletti luridi, trascinati da piedi piccoli in calze colorate. Il corpetto serrato, di color blu, mette in mostra le anche: intorno al collo un gran fazzoletto rosso, di cui due cocche unite scendono a punta sul dorso e due sulle mammelle. Cammina mollemente. Ha un aspetto malinconico e, nondimeno, i suoi sguardi sono ricercatori e provocanti.)_ Don Pasqualino, per favore, mezzo litro. _(Si ferma poco lontano dal banco di vendita.)_ PASQUALE _(affaccendato, servendo gli altri)_ Un momento. GIACOBELLI _(seduto in mezzo ai compagni, continuando il suo discorso, si accalora maggiormente)_ Io voglio sporgere querela, vi dico. Pezzente, ci sono e ci resto. Ma perquisito come un pregiudicato qualunque, no! IL MORO _(che si č avvicinato a Nannina, le parla, alle spalle, cortesemente:)_ Se mi permetti, te lo voglio pagare io questo mezzo litro. NANNINA Č inutile: da te non mi piglio niente. IL MORO E perchč? NANNINA Non ci vieni pių a trovarmi. RAFFAELE _(adocchia Nannina, e aspetta.)_ MARTINO _(se ne va in fondo, accendendo il sigaro.)_ IL MORO _(a Nannina:)_ E non ci vengo chč ci soffro troppo a venirci. NANNINA Bella scusa! Quando venisti la prima volta non facevo forse... quello che faccio adesso? IL MORO Ma vedi:... se tu volessi.... NANNINA _(sospira)_ Eh! _(Tacciono.)_ RAFFAELE _(a Pasquale, che č al banco:)_ Dālle quello che vuole alla ragazza, e mettilo a conto mio. IL MORO _(a Nannina:)_ Non mi rispondi? NANNINA _(con bontā)_ Lasciami stare. Questa vita devo farla a forza per quella creatura che non ho voluto dare alla Madonna. Il Signore me l'ha mandata, e io me la tengo. IL MORO E chi ti dice che non devi tenertela? Dopo un anno di buona condotta, chi sa!... Io sono poverello, eppure,... vedi:... sarei capace anche di sposarti.... NANNINA _(dolce)_ E per quest'anno? Come vivrei? _(Sempre dolcemente)_ Lasciami stare!... PASQUALE _(a Nannina, porgendole il mezzo litro di vino.)_ A voi, un mezzo litro di Posillipo asciutto. NANNINA _(sta per mettere i soldi sul bancone.)_ RAFFAELE Č pagato. NANNINA _(si volta, e ammicca.)_ IL MORO _(si allontana, grattandosi in testa, con la faccia triste.)_ NANNINA _(fissando Raffaele con gli sguardi invitanti, fa un lieve cenno interrogativo col capo.)_ RAFFAELE _(con un altro cenno del capo, risponde di sė.)_ NANNINA _(esce dalla bettola, con le mani dietro la schiena, a passi lenti, canticchiando languidamente:)_ Ŧ_Comme te voglio amā manella 'e cera si me te faie tuccā matina e sera...._ŧ SANTINI _(al Moro che, pensoso, gli č dappresso:)_ E va. IL MORO No. RAFFAELE Signori miei, con permesso. _(Esce difilato.)_ 1š CEFFO _(sottovoce, al 2š:)_ Mangiulli Luigi, Santini Gennaro, Giacobelli Francesco.... 2š CEFFO _(interrompendo pianissimo)_ Questi li conosco tutti, e sono tutti nella lista! _(Forte)_ Fate carte voi. PASQUALE _(č pių che mai affaccendato, servendo gli avventori, che chiacchierano vivamente.)_ GIACOBELLI _(sempre continuando il suo discorso, riscaldandosi e vociando)_ .... E se non fosse per quella bagascia della miseria, vi farei divertire io, vi farei! MAGLIUOLO _(imitando i compagni, ha ricominciato a bere.)_ Chi č che offende la miseria?! Io mi ci trovo benissimo... perchč tutti sono creditori miei, e io sono creditore del Padreterno, che č pių solvibile di me. Viva la miseria! _(Prende una guastada e l'abbocca avidamente.)_ IL MORO _(accorre e glie la toglie di mano.)_ SANTINI Ha ragione il vedovo! _(Alzando il bicchiere)_ Viva la miseria! MOLTI _(rispondono con una intonazione strana, quasi tetra)_ Viva la miseria! _(Bevono.)_ SCENA IV. ANTONIO _e detti_. ANTONIO _(entrando dal fondo)_ Bravi! Qui si gozzoviglia! SANTINI Antonio! MARTINO Chi si vede! ANTONIO Buona sera alla compagnia! MANGIULLI Salutiamo. LAROSSA Si riverisce! _(Altri saluti.)_ GIACOBELLI Ma come! Ancora da questi paraggi? ANTONIO Sono partito ieri l'altro e son ritornato stasera. PANUNZIO Qualche gran cosa!? ANTONIO Appunto. Una cosa magnifica! PANUNZIO Per San Crisostomo! ANTONIO Sapevo di trovarvi qui. Sentirete! MANGIULLI _(offrendo ad Antonio)_ Un bicchiere? ANTONIO E perchč no? Voglio gozzovigliare anch'io. _(Prende.)_ MANGIULLI Inganniamo lo stomaco. ANTONIO E io voglio ingannare il cervello. Alla vostra salute! _(Beve.)_ MOLTI ALTRI -- Grazie! -- Alla tua! -- Alla tua! _(Bevono.)_ ANTONIO Be'? Che si fa laggių? Che novitā? _(Siede presso una tavola accanto a Mangiulli.)_ PANUNZIO Una, e grossa: hanno fatto un furto al padrone. ANTONIO _(senza averne nessuna impressione, bevendo ancora)_ Oh, oh! MANGIULLI? Un bel contrappelo. ANTONIO Quanto? Un milione? LAROSSA _(con disprezzo)_ Ma che! Si parla di centomila lire. PANUNZIO _(con pių disprezzo di lui)_ Neppure! Una meschina bagattella che non arriva alle cinquantamila! SANTINI Io poi dico: se si ha da sporcarsi le mani, meglio cacciarle bene dentro e toccare il fondo. LAROSSA E bada che ce n'erano dei soldi nella cassa forte! ANTONIO Ah si? Pių di quello che gli hanno rubato? LAROSSA Pių, pių. Assai pių. SANTINI Imbecille d'un mariuolo! GIACOBELLI Un mariuolo onesto, perbacco! ANTONIO _(si volta e lo guarda.)_ 1š CEFFO Quattro punti, e una scopa che son cinque: la vincerō tripla. 2š CEFFO Non credo. GIACOBELLI _(ad Antonio:)_ Perchč mi guardi cosė? ANTONIO Perchč hai detto una bella parola. Chi mi favorisce ancora da bere? IL MORO _(che era indietro, si avanza, porgendogli il suo bicchiere.)_ Posso aver l'onore io, signor Antonio? ANTONIO Oh, sei qua, buona lana? Non t'avevo veduto. Accetto. _(Prende.)_ MARTINO Il terzo bicchiere, poi, spetterā a me ad offrirlo. Ci ho delle obbligazioni con voi, e me ne ricordo. ANTONIO _(ironico)_ Va lā, sono io che ho delle obbligazioni con te. MARTINO Eh, lo so: uomo avvisato, mezzo salvato; ma voi non voleste darmi retta! ANTONIO Ma ti sono grato ugualmente, e, difatti, questa volta invito la comitiva a bere proprio alla tua salute. _(Nessuno risponde, e nessuno beve. Qualche borbottėo di protesta.)_ ANTONIO No?... Allora bevo soltanto io.... _(Beve.)_ MARTINO E mi fa piacere. GIACOBELLI Diventi bevitore? ANTONIO Divento un po' di tutto con l'aiuto della Provvidenza! 1š CEFFO _(giocando)_ Scopa! 2š CEFFO _(gettando una carta sulla tavola)_ E vediamo se avete un quinto cavallo! ANTONIO E l'hanno acchiappato questo ladro? PANUNZIO Volevi che si lasciasse anche acchiappare? SANTINI Che diavolo! ANTONIO Ma, insomma, i sospetti su chi cadono? GIACOBELLI Secondo il padrone, ognuno di noi puō essere un mariuolo. Ieri, qui, c'č stato spettacolo gratis: perquisizioni, interrogatorii, spionaggio, sorprese, poliziotti travestiti alle nostre calcagne. Meglio d'un teatro! ANTONIO Ah sė?! MANGIULLI _(ironicamente)_ Qui dentro, perō, poliziotti non ce n'č. _(Abbassando la voce)_ Se quei due che giocano non sono poliziotti, voglio perdere gli occhi. ANTONIO _(piano)_ Ho capito. 2š CEFFO Ma quanti accidenti di re avevate in mano? 1š CEFFO _(facendo l'ultima giocata)_ Ve l'avevo detto: č tripla. ANTONIO _(a voce alta)_ E in che modo finirā la faccenda? 2š CEFFO _(al 1š, dandogli dei soldi)_ E buon pro vi faccia! _I DUE_ CEFFI _(si alzano. L'uno dopo l'altro, pagheranno al banco, indugiando un poco, e andranno via, salutando appena, con disinvoltura.)_ 1š CEFFO Signori!... 2š CEFFO Signori!... ALCUNI _(rispondono al saluto, sdegnosamente, a fior di labbro:)_ -- Felice notte! -- Buona nottata! MANGIULLI Carissimi! GIACOBELLI _(mentre i due CEFFI s'alzano, pagano, salutano ed escono -- risponde ad Antonio)_ Finirā che ne piglieranno uno a casaccio, uno che abbia il naso pių di traverso o le orecchie pių grandi o il mento pių lungo, e, dopo il cerimoniale della Corte d'Assise, al fresco! Galera, e pranzo gratis. Un impiego come un altro! SANTINI Chč se poi costui č innocente, che gliene importa alla giustizia? Č stato condannato? E dunque la giustizia ha fatto il suo dovere. Doveva pensarci lui a meritarsi la condanna! Perchč non ha rubato veramente? _(Si ride un po'.)_ ANTONIO Tu parli come un filosofo, e io ti ammiro; ma questa sera ho il prurito d'aiutarla io la giustizia. GIACOBELLI E come? MANGIULLI? Come?! ANTONIO Volete vedere che faccio venir fuori il ladro? _(TUTTI hanno un moto di risentimento.)_ MARTINO Lo fate venir fuori da che parte? ANTONIO Senza andar troppo lontano. Qui, qui, fra questi muri. _(Mormorii di meraviglia e di sdegno.)_ MARTINO Voi ci offendete, mi pare! SANTINI Ohč, tu scherzi male! ANTONIO No, che non offendo nessuno! GIACOBELLI _(alzandosi minacciosamente)_ Parla chiaro, o non so quello che puō accadere! MOLTE VOCI Parla! Parla! ANTONIO Parlo chiaro, non temete. Son venuto proprio per questo. Il pensiero che un innocente avesse potuto essere accusato e messo alla tortura non mi ha fatto dubitare del mio compito, e il proposito di denunziare il colpevole č diventato frenesia e mi ha trascinato qui vertiginosamente, dandomi l'ebbrezza dell'entusiasmo! _(Eccitandosi sempre pių)_ Non un momento di titubanza, ve lo giuro, ve lo giuro, non un momento in cui io non abbia sentita tutta intera, vigile, ostinata, trionfante, la mia coscienza! _(I compagni ascoltano attentamente con le facce stravolte.)_ ANTONIO _(drizzandosi in piedi)_ C'č, č vero, un mestiere pių nefando e pių vile di quello del ladro, ed č il mestiere del delatore! MANGIULLI Antonio, tu impazzisci! ANTONIO _(in un parossismo di esaltazione spasmodica, sghignazzando)_ Ma io mi pago a un prezzo immenso il lusso della immensa viltā che commetto, e, per la voluttā di compiere il sozzo mestiere, prendo con le mie mani la mia vita cosė, come prendo questa bottiglia vuota, _(esegue)_ e la mando in frantumi! _(Scaglia a terra, con violenza, la bottiglia, le cui schegge schizzano intorno. Egli grida:)_ Sono il delatore di me stesso! Il ladro di Guido Salviati sono io! TUTTI _(di scatto, si alzano, colpiti dal terrore e dalla meraviglia. Si odono simultaneamente le loro esclamazioni:)_ -- Che! -- Tu! -- Tu! -- Voi! _(E restano allibiti, attoniti.)_ ANTONIO Vi sembra di sognare, eh? Vi faccio ribrezzo?... C'č forse, in questo momento, qualcuno, fra voi, che mi stringerebbe la mano? _(Stende la destra.)_ _(Alcuni indietreggiano un poco, altri evitano di guardarlo, imbarazzati.)_ MARTINO _(nascondendo le mani)_ Puah! IL MORO _(vorrebbe stringere la mano di Antonio, ma, timidamente, con gli sguardi dolci, par che dica che la sua stretta non varrebbe niente.)_ ANTONIO No, lo vedete: non c'č!... Antonio Altieri, colui che predicava la lealtā, l'amore, l'emancipazione garantita dalla fratellanza, l'uomo che proclamava la necessitā del benessere individuale a condizione di non ledere i giusti interessi altrui, l'uomo che non ammetteva altro potere che quello naturale e sano del proprio cervello, dei propri muscoli, della propria forza, del proprio lavoro, si č coperto di fango! Ha dato la caccia al danaro degli altri, si č introdotto audacemente, di notte, con chiave falsa, nella casa d'un ricco e, profittando del segreto della cassa forte ch'egli stesso aveva costruita, quasi avesse preparato da lungo tempo il suo piano, ha rubato tranquillamente ciō che gli serviva ed č venuto a battersi il petto dopo d'aver messo in salvo il bottino! _(Feroce)_ Sputategli sul viso! _(Contrae le linee del volto come se davvero lo sentisse colpito dallo sputo.)_ GIACOBELLI _(mite, con deferenza, con pietā)_ Ma no, Antonio, noi non ci permettiamo di giudicarti. ANTONIO _(altero, tonando)_ E fate male! -- Perchč non volete giudicarmi? Ah! Voi ignorate come io sia stato vinto? Voi non mi conoscete pių, ora? Avete dimenticato che a dodici anni io lavoravo come un adulto con molti di voi nell'officina di Guido Salviati e che mio padre si privō anche del pane per coltivare in me ciō che alla sua ingenuitā pareva poco meno che il seme del genio? Avete dimenticato che dopo lunghi anni di studio e di stenti qualche cosa di esclusivamente MIO germogliō difatti qui dentro _(toccandosi la fronte)_ e che, quando presentai a Guido Salviati i progetti completi delle mie invenzioni, egli me ne offrė un prezzo ridicolo esigendo, per giunta, la proprietā assoluta delle _mie idee_? Voi avete dimenticato che allora sentii il bisogno impellente dell'indipendenza per me e per voi e riuscii a compiere il miracolo d'una propizia combinazione finanziaria e vi chiamai, v'invitai a lavorare, a lottare insieme con me per innalzare un edificio che diventasse tutto nostro e che ci preparasse una vita di benessere, senza superbia e senza umiltā, senza padroni e senza schiavi? Č inesatto, č falso, č fantastico, tutto questo? SANTINI No! No! Č vero! GIACOBELLI Č verissimo! ANTONIO E chi fu -- dite -- chi fu che, comperando da una parte i crediti dei nostri creditori diffidenti e dall'altra sforzando la sua produzione e riducendo i suoi prezzi, soffocō la nostra impresa tra la sua crudeltā di creditore unico e la concorrenza ch'egli stesso ci faceva? GIACOBELLI Fu Guido Salviati! QUALCHE ALTRA VOCE Lui! Lui fu! ANTONIO Egli ci volle annientare non per orgoglio industriale, no, ma per aviditā di speculatore ingordo! GIACOBELLI Č la veritā, perdinci! MOLTE ALTRE VOCI -- Č la veritā! -- Č la veritā! -- Č la veritā! ANTONIO _(incalzando)_ E quando fummo costretti ad arrenderci, quando, per pagare il debito enorme che avevamo oramai soltanto verso di lui, dovemmo mettere nelle sue mani il mio brevetto, la nostra officina, la nostra casa, e bruciare i nostri ideali come i vinti bruciano le loro bandiere prima di darsi al nemico, voi, sė, vi poteste rassegnare ad averlo un'altra volta per padrone, ma io non potetti neanche rassegnarmi a questo. E sapete perchč? SANTINI Ma sė che lo sappiamo! ANTONIO Ah, no! Nessuno ve l'ha detto bene, e voi non lo immaginate. Egli... mi scacciō! _(Ride come un forsennato.)_ Ah! Ah! Ah!... MANGIULLI Č orribile! GIACOBELLI Č schifoso! SANTINI Č infame! ALTRI _(fanno eco)_ -- Č infame! -- Č infame! ANTONIO E ben presto una sinistra fama d'ambizioso, di impostore, d'inetto, di ciarlatano e di ribelle si diffuse intorno al mio nome; e non trovai pių credito, non trovai pių un industriale che mi accogliesse con fiducia, e mi si fuggiva come un appestato, e a casa mi aspettavano, intanto, nella miseria, mio padre che aveva lasciato un braccio fra i denti d'una macchina, un figlioletto a sei anni e la mia povera compagna incinta. Incinta, sissignori! Non lo nego! Incinta! _(Come una proclamazione)_ Ho commesso il gran peccato di amare una donna onesta che mi amava! E ho fatto di peggio: non ho voluto condannarla alla sterilitā! Non č forse il maggiore dei delitti il mettere al mondo dei figli? TUTTI _(protestano:)_ No! -- No! -- No! MARTINO _(se ne sta da parte, sprezzante.)_ ANTONIO E questo peccato e questo delitto mi hanno data la gioia di consumare un'altra turpitudine, un altro delitto, e ho sottratto cinquantamila lire dalla cassa forte di colui che, protetto dal Codice, aveva eliminato la mia persona come quella d'un intruso, s'era impossessato del prodotto pių vivo della mia mente e aveva sottratto a me tutto quanto m'era sembrato non potersi mai scindere dalla mia vita, dall'anima mia. _(Gridando pazzamente)_ Ma ditemi, dunque, perdio, ditemelo, ditemelo se avete ancora un avanzo di coscienza umana: chi di noi due, chi di noi due č il ladro?! _(Movimento generale.)_ GIACOBELLI No, il ladro non sei tu! MANGIULLI Con le tue macchine meravigliose, la casa Salviati guadagna il venti per cento sui suoi capitali! SANTINI? E noi guardiamo! PANUNZIO E lui e il figlio si pagano cavalli, carrozze, camerieri, sgualdrine.... LAROSSA E noi ci consumiamo la salute per pochi soldi al giorno! _(Il vocėo cresce.)_ GIACOBELLI E l'avvenire č pieno di dubbî! MANGIULLI Noi camminiamo all'oscuro! PANUNZIO Chi ci assicura il pane? MANGIULLI Siamo legati mani e piedi! SANTINI Chi ha saputo spezzare le catene č un eroe! IL MORO _(entusiasticamente)_ Č un eroe! MARTINO Sciocconi che siete! Costui č venuto a scaldarci il cervello perchč si trova in male acque. GIACOBELLI Taci, tu! MARTINO Non ho paura, io! Da che mondo č mondo, chiunque si piglia il denaro degli altri č un mariuolo! ANTONIO _(scagliandosi su Martino)_ Ah, giuraddio! IL MORO _(lo trattiene.)_ _(_TUTTI contro Martino, scacciandolo e schiamazzando:)_ -- Taci! -- Taci, canaglia! -- Vattene via, brutta bestia! -- Vattene! Vattene! ANTONIO Lasciate che getti la sua bava! LE VOCI Vattene! Vattene! MARTINO _(spinto verso la porta)_ Me la pagherai, mariuolo! LAROSSA Vattene, se non vuoi che ti rompa la gobba! LE VOCI Vattene... Vattene!... MARTINO _(fuggendo)_ Mariuolo! Mariuolo! _(Via.)_ LE VOCI -- Vipera! -- Spia! -- Canaglia! -- Ruffiano! -- Cornuto! _(_TUTTI ritornano ad Antonio, ansiosamente.)_ GIACOBELLI E ora, devi fuggire! ANTONIO Se avessi voluto fuggire, non sarei qui, con voi, stasera! GIACOBELLI Devi nasconderti, almeno. ANTONIO Non voglio! GIACOBELLI Ma ti arresteranno. ANTONIO Lo so. SANTINI Non avrai pių scampo! ANTONIO Io sono qui per affrontare la legge, non per evitarla. Il banco degli accusati dovrā essere la mia bigoncia, e parlerō fieramente quando tutti voi avrete detto a voce alta, ai giudici e al popolo, quello che pensate del mio nemico e di me! GIACOBELLI _(quasi timido e commosso)_ Antonio, il dovere che compiremmo verso di te ci ridurrebbe sul lastrico della strada! MANGIULLI E noi non abbiamo nč il tuo ingegno, nč il tuo coraggio.... GIACOBELLI Dobbiamo soffocare ogni grido di sinceritā. LAROSSA _(lugubremente)_ O tacere e fingere, o morire di fame! _(Un silenzio grave e solenne. Pare che qualche cosa di plumbeo cada sulla testa di tutti.)_ ANTONIO _(abbattuto, abbandonandosi sopra una sedia)_ Avete ragione. _(Poi, con dolcezza)_ Voi non potete parlare. Ma quello che giā avete fatto e avete detto basta al mio cuore, e io ve ne ringrazio. Per la societā in mezzo a cui io dovrei essere giudicato, io sono irremissibilmente perduto! E voi credete che, abbandonato a me stesso, io abbia ancora ingegno e coraggio? No, non ho pių niente, non ho pių niente!... _(Trasalendo, fissando un punto nello spazio)_ La Corte d'Assise.... La curiositā d'una folla crudele.... L'accusa gridata innanzi a questa folla..., ripetuta, sghignazzata nei miei orecchi.... E poi... la condanna... l'isolamento... la prigione.... _(Un brivido gli corre per il corpo. Indi, cupamente)_ No, no, non posso, non posso.... IL MORO _(supplichevole, ai compagni:)_ Cerchiamo di salvarlo! SCENA V. _Un_ DELEGATO DI POLIZIA, _seguėto da due_ GUARDIE _in borghese e da_ MARTINO. IL DELEGATO _(sotto l'arco della porta in fondo)_ Chi č tra voi Antonio Altieri? ANTONIO _(sųbito, assorgendo)_ Io. MARTINO _(sottovoce, biecamente)_ Eccoli ammutoliti. IL DELEGATO _(alle due guardie:)_ Arrestatelo! ANTONIO Va bene, andrō a presentarmi io stesso. IL DELEGATO _(con maggior forza, alle guardie:)_ Arrestatelo! ANTONIO _(cavando dalla giacca una rivoltella, ma senza aver l'aria di minacciare)_ Non c'č bisogno, vi dico. GIACOBELLI _(urgentemente, con affetto)_ Che fai?!... SANTINI _(come Giacobelli)_ Tu ti rovini! IL DELEGATO _(alle guardie:)_ A qualunque costo, non lo fate fuggire. Disarmatelo! ANTONIO Io non fuggo, e non tiro su nessuno. IL MORO _(vigile, gli afferra il braccio.)_ No, signor Antonio! _(TUTTI, anche le GUARDIE, si stringono intorno ad Antonio, cercando di disarmarlo.)_ VOCI CONFUSE -- No, Antonio! -- No! no! no! IL MORO Vuole ammazzarsi! MARTINO Non č vero. ANTONIO Lasciatemi! Ho il diritto di morire! IL DELEGATO Non potete! ANTONIO _(dibattendosi)_ Lasciatemi! SANTINI Tu devi vivere, Antonio! GIACOBELLI Saremo con te! ALTRE VOCI Saremo con te! IL MORO Viva Antonio Altieri! I COMPAGNI _(rispondono a squarciagola, con solennitā simultanea)_ Viva Antonio Altieri! ANTONIO _(ferocemente grida:)_ Č troppo tardi! _(e riuscendo a svincolarsi, si precipita verso la strada e sparisce.)_ _(TUTTI, meno MARTINO e MAGLIUOLO, lo inseguono vociferando. Per un istante, nella bettola non restano che MAGLIUOLO e MARTINO.)_ MAGLIUOLO _(accasciato, immobile sulla sua sedia, le braccia penzoloni, la testa piegata sul petto, russa.)_ MARTINO _(sull'uscio della bettola, guardando ciō che accade in istrada)_ Ah! Lo fanno fuggire! _(Un colpo di rivoltella rintrona. E, dopo un grido generale, la vociferazione cessa.)_ MARTINO _(quasi interrogativamente, esclama:)_ Si č ammazzato?! SCENA ULTIMA. _(La bettola si ripopola._ TUTTI _ritornano atterriti. Due o tre dei compagni portano_ ANTONIO _che ha il petto sanguinante. Entrano pure viandanti, venditori ambulanti, vagabondi, il monello del mozzicone, ed entra_ NANNINA._)_ IL DELEGATO Sųbito all'ospedale, per un chirurgo! _(Un OPERAIO e un AGENTE escono di corsa.)_ ANTONIO _(sicuro di morire)_ Č inutile. _(Lo adagiano su d'una sedia.)_ IL MORO _(chiede affannosamente:)_ Un panno... un fazzoletto... qualche cosa!... NANNINA _(si toglie dal collo il fazzoletto rosso e l'offre al Moro.)_ IL MORO _(si affretta a metterlo sulla ferita e, ginocchioni, ve lo terrā stretto con una mano.)_ ANTONIO _(con voce fioca)_ Prego qualcuno... di scrivere... questa mia dichiarazione. SANTINI _(rivolgendosi agli altri, sommessamente:)_ Un po' di carta.... MANGIULLI _(ripetendo la richiesta)_ Un po' di carta.... LAROSSA Eccola. SANTINI _(la prende.)_ _(Il BETTOLIERE, in fretta, mette su una tavola un calamaio e una penna.)_ SANTINI Sono pronto, Antonio. _(Siede presso la tavola.)_ _(Un gran silenzio.)_ _(Si ode russare lievemente SAVERIO MAGLIUOLO.)_ ANTONIO _(con accento doloroso, ma cercando di pronunziare con chiarezza le parole:)_ ŦDichiaro... d'aver sottratto dalla cassa forte di Guido Salviati... lire cinquantamila per provvedere... alla vita della mia famigliaŧ. _(A Santini fa cenno che aspetti. Le forze gli mancano.)_ GIACOBELLI _(ai compagni, mormora:)_ Muore. _(Molti, di nascosto, piangono.)_ NANNINA _(guardando pietosamente il moribondo, domanda piano al bettoliere:)_ Come si chiama? PASQUALE _(risponde pianissimo:)_ Antonio Altieri. NANNINA _(con le lagrime agli occhi)_ Poveretto! ANTONIO _(continua:)_ ŦDichiaro... di aver ripreso con questa somma... una parte di ciō che era... veramente mio....ŧ E basta. SANTINI _(gli si avvicina porgendogli la penna e mostrandogli la carta. Indi, mette la carta sul dorso della propria destra.)_ ANTONIO _(col braccio tremante, firma, e poi, con un lieve gesto, indica il Delegato.)_ IL DELEGATO _(prende la carta e la conserva.)_ ANTONIO Moro, toglimi questa mano dal petto.... IL MORO _(obbedisce.)_ _(Il fazzoletto casca.)_ NANNINA _(lo raccoglie subito con timida tenerezza, lo bacia con devozione, e resta a contemplarlo dolcemente. I suoi sguardi, attraverso le lagrime, sono luminosi e soavi.)_ ANTONIO _(al Moro:)_ Grazie!... E ti domando perdono... di averti, quel giorno, insegnato... ad essere onesto. _(Spira.)_ _(Un fremito di desolazione.)_ MARTINO _(guarda impaurito.)_ IL DELEGATO Sgombrate! Sgombrate!... _(Sipario.)_ FINE DEL DRAMMA. Nota del Trascrittore Ortografia e punteggiatura originali sono state mantenute, cosė come le grafie alternative (subito/sųbito e simili), correggendo senza annotazione minimi errori tipografici. End of the Project Gutenberg EBook of Il diritto di vivere, by Roberto Bracco *** END OF THIS PROJECT GUTENBERG EBOOK IL DIRITTO DI VIVERE *** ***** This file should be named 42927-8.txt or 42927-8.zip ***** This and all associated files of various formats will be found in: http://www.gutenberg.org/4/2/9/2/42927/ Produced by Carlo Traverso, Barbara Magni and the Online Distributed Proofreading Team at http://www.pgdp.net (This file was produced from images generously made available by The Internet Archive) Updated editions will replace the previous one--the old editions will be renamed. Creating the works from public domain print editions means that no one owns a United States copyright in these works, so the Foundation (and you!) can copy and distribute it in the United States without permission and without paying copyright royalties. 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Redistribution is subject to the trademark license, especially commercial redistribution. *** START: FULL LICENSE *** THE FULL PROJECT GUTENBERG LICENSE PLEASE READ THIS BEFORE YOU DISTRIBUTE OR USE THIS WORK To protect the Project Gutenberg-tm mission of promoting the free distribution of electronic works, by using or distributing this work (or any other work associated in any way with the phrase "Project Gutenberg"), you agree to comply with all the terms of the Full Project Gutenberg-tm License available with this file or online at www.gutenberg.org/license. Section 1. General Terms of Use and Redistributing Project Gutenberg-tm electronic works 1.A. By reading or using any part of this Project Gutenberg-tm electronic work, you indicate that you have read, understand, agree to and accept all the terms of this license and intellectual property (trademark/copyright) agreement. 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Hart was the originator of the Project Gutenberg-tm concept of a library of electronic works that could be freely shared with anyone. For forty years, he produced and distributed Project Gutenberg-tm eBooks with only a loose network of volunteer support. Project Gutenberg-tm eBooks are often created from several printed editions, all of which are confirmed as Public Domain in the U.S. unless a copyright notice is included. Thus, we do not necessarily keep eBooks in compliance with any particular paper edition. Most people start at our Web site which has the main PG search facility: www.gutenberg.org This Web site includes information about Project Gutenberg-tm, including how to make donations to the Project Gutenberg Literary Archive Foundation, how to help produce our new eBooks, and how to subscribe to our email newsletter to hear about new eBooks.